Archivi categoria: SEO copywriting

Secondo me, il SEO copywriting non si limita alla creazioni di testi ottimizzati per i motori di ricerca. Il SEO copywriting offre la possibilità a chi scrive di fare un cambiamento di paradigma: partire dalla domanda – da cosa cercano le persone – e soddisfarla attraverso i prodotti e i servizi offerti.

Bilocale affitto Milano

Cerchi un bilocale a Milano in affitto, magari da un privato, risparmiando così le spese d’agenzia?

Quello che stai per scoprire non è un immobile completamente ristrutturato con 2 locali + cucina (separata) in affitto a Milano: questa è la casa dei tuoi sogni (se la stai cercando per 1 persona o siete una coppia senza figli).

Sei alla ricerca di un bilocale a Milano in affitto intorno ai 1.000 euro?
Se hai fretta, clicca su appuntamento e vieni a vederlo di persona.

Hai un po’ meno fretta, comunque vuoi andare subito al sodo, vedere le foto e scoprire cosa ti offre? Allora clicca su foto.

Nel caso tu voglia scoprire con un po’ più di calma e attenzione quelle che potrebbe essere la tua casa e la tua zona – da ora a chissà per quando – è un piacere per me presentarti entrambe.
Intanto. piacere Luca: così mi sono presentato anche io.

Il bilocale in affitto giusto, per la persona giusta.

Ovvero, a chi si rivolge questo annuncio.

ingresso bilocale milano in affitto luminosissimo

Parliamo di te ora: se stai leggendo queste parole,
molto probabilmente sei alla ricerca di un appartamento in affitto a Milano e hai scelto il formato bilocale per tutti i vantaggi che comporta, sintetizzabili con “il trilo è troppo, il mono è troppo poco“.
Stai cercando casa per trasferirtici tu da solo/a o in coppia lgbt o etero, appena conosciuti o rodati da anni di convivenza e traslochi, sposati o no, insieme ufficialmente o amanti segreti, chissene…comunque senza figli (e senza cani). Stai pensando a una soluzione a medio-lungo periodo (contratto di locazione 4+4).

Questa ricerca immobiliare hai deciso di farla da solo, senza agenzia così da risparmiare sulle “spese d’ingresso” e ti auguri di trovare un’occasione online: un immobile sufficientemente spazioso, magari “bello” e a un prezzo che rispetti il budget che ti sei prefissato (circa 1.000 e deve valerne la pena).

Tiro a indovinare: se proprio potessi esprimere un desiderio, ti piacerebbe fosse  arredato con gusto – siamo sempre aMilano, la capitale del design, figa! – e, al tempo stesso, da personalizzare con il tuo stile grazie ai complementi d’arredo che possiedi già, con quelli che ti piacerebbe acquistare, con tessuti e tendaggi del tuo colore preferito. Sì, quello.

E, se proprio potessi esprimere un altro desiderio, una fresca speranza viste le temperature di questa Estate, ti piacerebbe avesse l’aria condizionata e, magari, anche i ventilatori al soffitto, vero?

Se ti riconosci nell’identikit che hai appena letto, allora questo è il bilocale che fa per te.

E oggi deve essere proprio il tuo giorno fortunato, perché la casa che stai immaginando in questo momento esiste realmente ed è disponibile ora.
Sì, hai appena trovato l’immobile in affitto a Milano dei tuoi sogni, è libero e costa esattamente 900 di affitto + 120 di spese condominiali budget rispettato, tac!

Se così non fosse, puoi benissimo non contattarmi. È giusto che vada a qualcuno per cui è davvero il miglior bilocale possibile, a Milano, in questo momento.

Fissa ora un appuntamento e visita di persona il bilocale a Milano in affitto che stai cercando.

Se pensi che un’occasione così vada presa al volo, contattami al volo via WhatsApp o SMS al ☎ 347.477.477.2
Io mi chiamo sempre Luca, se vuoi esordire in modo gentile e amichevole. E, se stai leggendo queste parole con il tuo smartphone puoi cliccare su [wapp] per usare WhatsApp.

[Per mie questioni lavorative – nella vita mi occupo d’altro; sono copywriter freelance e seo copywriter, se proprio te lo stavi chiedendo – ti invito caldamente a un primo contatto via messaggi].

Oppure continua a leggere per saperne di più.

Bilocale a Milano: 900 euro d’affitto + 120 di spese condominiali.

bilocale milano in affitto

Per questo prezzo, in linea con il mercato degli affitti a Milano – che ho osservato con attenzione e interesse, come puoi immaginare – puoi avere molto più di quello che qualunque altro immobile nella city offra attualmente. E puoi averlo proprio adesso:

  • 40 mq calpestabili (50 mq commerciali) COMPLETAMENTE RISTRUTTURATI (intervento di recupero del patrimonio edilizio – da Marzo 2019 a fine Giugno 2019 – Legge 449/77 e successive modifiche, se proprio vogliamo essere precisissimi)
  • 30 mq circa di balcone in condivisione con il vicino di casa (ufficialmente è un ballatoio ma, di fatto, è a uso esclusivo e con una solida porta in ferro a preservare solidamente quest’esclusiva); vedi tu, io lo sfrutterei: due mobili da giardino e una pianta ti svoltano la situa e l’ottimizzazione dello spazio è fatta

con ampio terrazzo bilocale milano in affitto

  • porta blindata classe di sicurezza 3 
  • infissi in alluminio a risparmio energetico (classe energetica 1.4), con vetro antisfondamento basso-emissivo
  • zanzariere
  • cucina completa di elettrodomestici Electrolux NUOVI (piano a induzione, forno, frigorifero) + microonde Panasonic con grill

con cucina completa e piano a induzione bilocale in affitto a milano

  • divano
  • tavolo/scrivania

divano letto bilocale milano affitto

  • mobile soggiorno

soggiorno bilocale milano in affitto

  • sanitari (wc e bidet)
  • specchio bagno 
  • lavatrice Indesit classe A++ 6kg

bagno con box doccia bilocale affitto a milano

  • box doccia
  • piano lavabo appoggiato con cassettiera

box doccia bilocale in affitto a milano

  • letto matrimoniale contenitore con doghe in legno con 2 comodini abbinati

camera matrimoniale nuova bilocale in affitto a milano

  • materasso ergonomico matrimoniale (160 x 190)
  • armadio con 5 ante tutte a specchio

camera matrimoniale bilocale in affitto a milano

  • impianto aria condizionata Samsung con 2 split (uno in camera e uno in salotto) e motore all’esterno
  • 2 caloriferi efficienti (uno in camera e uno in salotto) e uno scalda-salviettein bagno
  • 2 ventilatori al soffitto (camera e salotto) con luce led integrata

plafoniere risparmio energetico bilocale in affitto a milano

  • 5 faretti led parete/soffitto a risparmio energetico A++ e tutti coordinati – ed è subito light design

plafoniere a risparmio energetico bilocale in affitto a milano

  • pavimenti in gres porcellanato effetto parquet grigio – indistruttibili e sgocciolabili a piacimento, fidati: li ho identici nella mia casa-ufficio e non ho mai avuto un tappetino da bagno
  • 1 parete (dietro divano) rivestita di mattoncini in pietra a sbalzo piuttosto scenografica – sì quella su cui ti è già caduto l’occhio almeno un paio di volte
  • 1 controsoffitto con apertura dalla camera ideale per riporre valigie e simili
  • 1 armadio da esterno ideale per riporre scarpe e/o scope e/o quello che ti pare

Fossi in te, cliccherei asap su appuntamento e lo fisserei subito così da visionare di persona il bilocale in affitto a Milano in cui non vedi l’ora di trasferirti. Fosse altro per capire se è davvero figo come sembra in foto.

Oppure continua a leggere per scoprire il tuo nuovo quartiere.

Dove si trova questo bilocale in affitto a Milano che sembra proprio perfetto per te?

La casa dei tuoi sogni si trova nel tratto centrale di Via Giambellino a 1,1 km da Piazza Napoli e a 4,3 km (Google Maps a piedi) dal Duomo di Milano.

indirizzo miglior bilocale in affitto milano

L’immobile è ubicato – se proprio vogliamo darci un tono e scriverlo bene – al quarto piano di un palazzo interno e, a sua volta, l’esposizione è verso l’interno (ergo silenzio al cubo). Sempre a proposito di esposizione, il sole batte – è una sua scelta autodeterminata e nessuno lo costringela mattina, calcola che le foto sono state fatte tra le 9:00 e le 9:30 e in molti casi abbiamo dovuto abbassare a metà le tapparelle perché entrava troppa luce. Almeno così mi ha detto la fotografa e mi sono fidato.

Naturalmente, questo bilocale in affitto è perfetto se lavori o studi (Accademia di Comunicazione) in zona, nel vicino e residenziale Quartiere Ebraico o in Via Ludovico il Moro (Naviglio) / Viale Giulio Richard / Via Watt.

Collegamenti bilocale in affitto Milano.

casa in affitto milano tram 14

Grazie al tram 14 questo bilocale in affitto a Milano è ideale per te se lavori lungo il suo percorso: via Giambellino / via Savona / via Lorenteggio, Piazza Napoli / Via Tortona, Via Solari (al termine della quale si collega con la metropolitana M2 “la verde” presso la fermata S.Agostino), Porta Genova (altro collegamento M2 e omonima stazione dei treni), Corso Colombo – Piazzale Cantore, Corso Genova, Piazza Resistenza Partigiana, Carrobbio, Via Torino (la principale via dello shopping meneghino), Duomo (collegamento metropolitana M1 “la rossa” e M3 “la gialla”) – Galleria Vittorio Emanuele, Via Orefici – Piazzale Cordusio (Piazza Affari), Via Cusani, Lanza – Brera (nuovo collegamento M2), Piazzale Lega Lombarda sebbene, nessuna forma di razzismo e/o discriminazione sia tollerata dal proprietarioVia Bramante, Via Sarpi (detta anche “China town“, non è razzismo è come la chiamano tutti), Piazzale Cimitero Monumentale, Cenisio (collegamento M5 “la viola”), Via Induno, Piazzale Diocleziano, Piazzale Caneva, Piazza Firenze, Viale Certosa ecc ecc fino al Cimitero Maggiore.

Ora, se hai fatto attenzione alle metropolitane, ti sei accorto che ne manca una all’appello: la M4. “La blu” è attualmente in costruzione e le sue fermate Piazza Frattini e Gelsomini saranno entrambe a soli 500 metri dal tuo bilocale a Milano. Fine lavori ufficiale 2024: metti che già che hai trovato la casa dei tuoi sogni tu voglia restarci.

milano m4 metropolitana 4 blu

Quali vantaggi offre il quartiere?

Vivendoci da svariati anni – prima in un monolocale nel palazzo proprio accanto al tuo e ora a 150 metri (6 edifici) dal tuo bilocale in affitto – posso illustrarti i principali vantaggi che offre la zona, che poi sono anche le ragioni per cui ci vivo da svariati anni:

  • vari supermercati/superette/negozi di alimentari – molto probabilmente il tuo preferito diventerà il Lidl di fronte a casa (ti basta attraversare la strada) che chiude alle 21.30 durante la settimana e alle 21.00 nel weekend, spesa last minute fatta, taaaaac
  • ufficio postale (aperto anche il Sabato mattina) a 260 metri con bancomat
  • filiali delle più diffuse banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Credit Agricole) con relativi bancomat proprio dietro casa – la più distante è a 650 metri
  • 2 angoli verdi nelle vicinanze – “Parco delle delizie” a 110 metri e i “Giardini di via Savona e via Brunelleschi” a 500 metri
  • centro sportivo Palauno (beach volley, calcetto e palasport) a 290 metri, palestra 20hours Pogliaghi a 300 metri, palestra Tonic Giambellino / Piazza Napoli con piscina a 1 km, palestra 20hours Tolstoj con spa a 1.3 km, centro sportivo Canottieri Milano (piscine, tennis, canottaggio ecc) a 1,5 km
  • pista ciclo-pedonale Alzaia Naviglio Grande a circa 700 metri da casa, ideale per correre e per escursioni in bici

Leggendo queste ultime parole stai pensando che vorresti e, forse, dovresti fare più attività fisica? 

Beh, tutti dovremmo e vorremo farne di più a iniziare dalle buone abitudini quotidiane. E questa, per te, è l’occasione giusta: oltre a essere il bilocale in affitto a Milano perfetto ormai lo sai e stai continuando a leggere solo per vedere se a un certo punto c’è dentro anche una mountain bike con cambio Shimano a 18 rapporti solo per le prime 10 telefonate – se proprio volessimo trovargli un punto debole (sulla carta) è il fatto che sia un quarto piano senza ascensore. Ma tanto tu vuoi e devi fare più attività fisica quindi per te è, l’ennesimo, punto di forza.

Il tuo bilocale in affitto ti aspetta.

Arrivato a questo punto, sinceramente, non so che altro raccontarti di questo bilocale in affitto a Milano che ormai conosci come le tue tasche. E, se sei arrivato fin qui a leggere, tanto vale fissare un appuntamento e venirlo a vedere coi tuoi occhi. Magari è davvero figo come sembra nelle foto.

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Traduttore naturale

Brand positioning, seo web copywriting per traduttore madrelingua inglese e italiano.

Carlotta Acme, traduttore naturale.

Personal branding statement: “Carlotta ACME offre un servizio di traduzione professionale ad alta componente umana. A differenza dei concorrenti che offrono un servizio standard, spersonalizzato, spesso parzialmente automatizzato,
Carlotta ACME offre alle aziende un vero e proprio collaboratore madrelingua in outsourcing.

Questo per il cliente significa:

  • Un supporto costante in grado di adattarsi alle sue esigenze
  • Disponibilità e puntualità nei tempi concordati
  • Una traduzione più curata e attenta, sartoriale”

Traduttore naturale: Coerenza e credibilità

La «naturalità» del servizio ACME nasce dal talento naturale e dalla storia di Carlotta. Una ragazza che quando ha dovuto scegliere «cosa fare davvero da grande» ha scelto la cosa che le veniva naturalmente meglio. Una professionista che, quando seleziona i suoi colleghi, riesce a scegliere istintivamente i migliori.

Traduttore naturale: Distintività

Qualcuno ha detto «se il mondo fa zig, tu zag» e oggi si parla sempre più anche a sproposito  di Intelligenza Artificiale, Machine Learning mentre, nel settore, di software di traduzione. Fortunatamente nessuno è ancora riuscito a eguagliare il lavoro di un traduttore umano.

Traduttore naturale: Valore aggiunto

Paradossalmente, nessuno dei concorrenti analizzati, rivendica questo valore umano.
Qualcuno, probabilmente lo da per scontato e, come insegnano le vendite di fine stagione, quello che si da per scontato perde il suo valore. Valore che invece serve a preparare e a giustificare un servizio premium.

Traduttore naturale: Unicità e qualità

Rispetto a chi presenta la traduzione come una commodity, l’enfasi per sull’umanità ci fa uscire dalle logiche di standardizzazione, conferendo unicità e qualità a una traduzione ACME. Proprio come accade per un abito fatto a mano che è intrinsecamente superiore a un capo industriale.

Testi sito.

Carlotta Acme, Traduttore Naturale

“CERCATE UN TRADUTTORE O UNA TRADUTTRICE IN CARNE E OSSA? ECCOMI.”

sito traduttore naturale

Buongiorno o buonasera o buonanotte, non so esattamente a che ora leggerete queste parole, quello che so – e ne sono quasi certa – è che se siete atterrati su questo sito non è per caso. Molto probabilmente siete alla ricerca di un traduttore.

Bene, lo avete trovato: sono Carlotta Acme e se avete fretta di ricevere un preventivo e far partire una traduzione, questa è la mia email:
✉ carlotta.acme@gmail.com

Se invece avete un po’ meno fretta, mi presento. Sono il vostro nuovo traduttore madrelingua dall’inglese all’italiano e viceversa e posso offrirvi anche traduzioni in altre lingue (europee, extra-europee, asiatiche, africane e non solo). Di queste posso occuparmi io indirettamente: negli anni ho selezionato una serie di colleghi traduttori che posso mettere a vostra disposizione. Spesso chi mi commissiona una traduzione dall’italiano all’inglese, lo stesso testo ha esigenza di tradurlo anche in francese, in spagnolo, in tedesco… ed è capitato che mi chiedessero anche cinese mandarinoarabogiapponese. Così ho deciso di sviluppare una rete di traduttori naturali, come me, al servizio di privati ed aziende, come voi.

Perché un traduttore naturale?

“LA BALLERINA BALLA, IL MUSICISTA MUSICA, IO TRADUCO. DEVO ESSERE UN TRADUTTORE.”
traduttore madrelingua

In un mondo che non fa che parlare di intelligenza artificiale e in un campo in cui il ricorso ai software di traduzione è sempre più frequente (e purtroppo spesso si vede) io ho deciso di stare dall’altra parte. Sarò vintage, sarò old school, sarò quello che vi pare ma finché non esiste programma, applicazione o tecnologia artificiale in grado di superare le capacità di un traduttore madrelingua, penso che chi lo cerca e gli affida un lavoro voglia che il lavoro sia fatto al 100% da una persona, da un traduttore in carne e ossa.

Ed è quello che faccio e che sono io. Così ho deciso di fare del mio essere un traduttore non artificiale il mio punto di forza. Oltretutto per me, cresciuta in Italia fino a 12 anni, poi trasferita in Giappone dove ho frequentato scuole anglosassoni che ho continuato anche quando sono tornata in Europa, fino al Bachelor of Arts in Communications and Media Studies nel 2004, tradurre è la cosa che mi viene più naturale. Gli amici dicono che sono “bilingue inside” o “madrelingua e padre pure”, che a me fa sempre sorridere.

Come sono diventata un traduttore naturale?

“È UNA VITA CHE LEGGO, CAPISCO, PENSO E SCRIVO CONTEMPORANEAMENTE IN INGLESE E IN ITALIANO.”

traduzioni inglese italiano

Continua su www.acmesas.com

traduzioni italiano inglese

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ItalExit

Come sopravvivere all’uscita dell’Italia dall’Euro.

Idee semplici semplici per proteggersi e persino guadagnarci.

Cosa fare in banca, in quale banca farlo, quali investimenti possono difendere il tuo patrimonio in caso di ItalExit e quali possono farlo aumentare?
copywriter
Stando a quanto dice Google (e perché non credergli?) l’interesse degli italiani verso il tema ItalExit è notevole. Onestamente ci credo: a varie riprese, l’ipotesi passa dalla fantapolitica al campo delle possibilità/probabilità. E quando sono membri della probabile coalizione vincitrice delle prossime elezioni, quindi del prossimo governo, a gettare benzina sul fuoco dell’euroscetticismo la possibilità va considerata seriamente.

Come tutte i temi seri, la questione va affrontata con una certa profondità, quindi:

Perché scrivere una guida pratica sul “cosa fare in caso di ItalExit”?

Se stai leggendo queste parole probabilmente il tema ti interessa, almeno al punto di cercare e leggere una guida sul “cosa fare in caso di ItalExit” e ci sono buone, anzi cattive, probabilità che il tuo interesse si accompagni a una certa preoccupazione.
Ti capisco e ti capisco tanto. Prima di scrivere quest’articolo (prima stesura autunno 2018), ero terrorizzato all’idea che una cosa su cui non avevo alcun potere d’influenza, si portasse via una buona parte dei “due spiccioli” che ho messo da parte, con fatica e parsimonia, negli anni. La prima cosa è stata cercare online una guida pratica per difendere la “mia economia” mentre l’Economia italiana andrà a rotoli. Purtroppo, un articolo così non l’ho proprio trovato. Così mi sono messo alla ricerca di soluzioni pratiche e semplici da realizzare che fossero completamente sotto il mio controllo: alcune sono frutto di un po’ di logica (applicata a uno scenario illogico), altre di parecchie ricerche, alcune le ho trovate, altre ancora hanno trovato me. Le ho studiate, analizzate, mi sono confrontato con consulenti fiscali, investitori, trader, ex bancari ecc. ho chiesto loro di attaccarle, provare a smontarle ed eventualmente aiutarmi a renderle ineccepibili. Il tema interessava/preoccupava anche loro, quindi sono stati molto generosi.
Quello che stai per leggere è il risultato di questo processo. Queste soluzioni funzionano? La prova pratica, per fortuna, non c’è ancora stata, quello che posso dirti è che, per me, avere di fronte nero su bianco 1, 2, 3, 4, 5 “strategie di sopravvivenza” ha notevolmente placato la mia ansia.
A questo punto le strade erano 2: tenermi gelosamente tutto per me o condividerlo. Immagino che tu sappia cosa ho scelto. In fondo, se grazie a queste idee puoi farti anche tu meno male in caso di ItalExit e persino guadagnarci, a me non togli proprio nulla, anzi sono felice per te. E poi, essendo un seo copywriter freelance, il fatto che questa guida, grazie all’ottimizzazione, possa essere molto visibile sui motori di ricerca può contribuire karmaticamente al mio personal branding.
Naturalmente, quanto stai per leggere non costituisce una sollecitazione all’investimento, ma proprio per niente. Diciamo che si tratta del mio modesto “io faccio/farei/farò così, poi vedi tu”. Prima di partire è necessaria una premessa.


Cosa significa ItalExit?

referendum italexit

Per ItalExit s’intende la realizzazione del “sogno bagnato dei sovranisti italiani” ovvero l’uscita dell’Italia dall’Euro, come moneta. Praticamente una Brexit all’ennesima potenza, dato che anche se siamo la terza potenza dell’UE e la 7ma al mondo, almeno così dicono, il ritorno a una Lira potrebbe creare un terremoto valutario, finanziario ed economico che rischia di affossare la nostra penisola non energeticamente autosufficiente e con un ingente debito pubblico stipulato in Euro.
Fantascienza? Mi piacerebbe… Ma wikipedia in tedesco ha una pagina dedicata al tema. Non lo sapevi? Te l’ho detto che ho fatto ricerche. Ora mi credi?
Ecco cosa dicono gli amici di Frau Merkel a proposito. (Scorri pure l’immagine per leggere la traduzione Google).
italexit wikipedia

Italexit

Loro lo scrivono così, per me la E maiuscola è più figa.
Italexit fa riferimento a un possibile ritiro dell’Italia dalla zona euro. È una parola macedonia dalle parole italiane Italia ed Esce. Una possibile uscita dell’Italia dalla zona euro è stata discussa pubblicamente dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. A seguito delle elezioni parlamentari in Italia nel 2018, il rischio di italexit è stato discusso pubblicamente di nuovo dalla fine di maggio 2018. Oltre a Italexit, il termine Quitaly viene utilizzato anche nei paesi di lingua inglese.

Sfondo.

Nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, gli elettori italiani hanno potuto votare un emendamento costituzionale approvato dal Parlamento. Ciò dovrebbe stabilizzare il governo e ridurre la probabilità di elezioni frequenti. Il primo ministro Matteo Renzi ha fatto una campagna per l’emendamento costituzionale e ha annunciato prima del referendum di dimettersi di fronte a un “no”. Il 7 dicembre 2016, lo ha fatto.
Prima del referendum c’era molta speculazione.

Valuta parallela.

L’ex primo ministro Silvio Berlusconi ha detto prima del referendum che l’euro era stato mal progettato e non ha fatto bene all’Italia e all’Europa. Tuttavia, non spera per un Italexit; per lui, questo sarebbe un errore in questo momento. Sul tema ipotizza un sistema a due valute, che conferisce all’Italia una sovranità parziale rispetto alla seconda valuta.

Euro Nord e Euro Sud.

Il movimento a cinque stelle è per una divisione dell’area dell’euro. Secondo la formazione politica, ci dovrebbe essere un euro per i paesi del nord e uno per i paesi del sud, un sistema che favorisca le esportazioni piuttosto che costringere paesi del nord a svalutare il denaro.
Sintetico, enciclopedico, wikipedico… Cosa ti aspettavi? Però strano che i crucchi abbiano questa pagina sulla loro cruccopedia e noi no. Prima di vedere le soluzioni per difendersi/proteggersi/guadagnarci, è doverosa una brevissima panoramica sulle conseguenze pratiche.


Quali sono le conseguenze più probabili dell’ItalExit nella tua vita?

Senza evocare fuga di capitali, peste, default dell’Italia, lebbra, morte dell’Euro e altre conseguenze che appaiono lontane (anche se non lo sono) dalla vita dei comuni mortali, ecco le più probabili conseguenze pratiche:

  • Senza più vincoli degli euroburocrati, Bankitalia inizierebbe a stampare selvaggiamente moneta come se piovesse per sostenere il debito pubblico. Un po’ come si è fatto per tanti anni, pre-Euro.

italexit inflazione cambio lira marco

  • Risultato? Inflazione (aumento dei prezzi) alle stelle e potere d’acquisto (ovvero quello che puoi comprare) schiacciato. In pratica, diventare poveri ogni giorno di più. Tutti i dipendenti e la maggior parte dei professionisti e delle aziende avrebbero solo da rimetterci. Gli unici a beneficiarne potrebbero essere: chi lavora molto con l’estero (professionisti con parecchi clienti stranieri, aziende che esportano di brutto e investitori poco esposti verso l’Italia).
  • Inflazione sì, ma quanto? I sostenitori della sovranità monetaria parlano di un 30% – a me già farebbe girare il cazzo, trovarmi sul c/c il 3% in meno poi vedi tu – ma il circolo vizioso debito/inflazione dubito si fermi dove decide chi non ha ancora capito cosa misura lo spread.
  • Se hai un mutuo, preparati a vedere le rate schizzare alle stelle, poiché questi contratti sono stati stipulati in Euro e la Lira sarebbe penalizzata nel cambio, a ogni emissione della nostra Zecca sovrana, che potremmo ribattezzare “La Casa di carta igienica“.
  • Benzina e bollette? Apriti cielo. Visto che non siamo energeticamente autosufficienti e continueremo a comprare energia dall’estero, quindi in dollari ed euro, preparati a prezzi sempre più alti.
  • Investimenti? Se hai investito in btp, rassegnati a vederli scendere di brutto (di contro chi avesse liquidità, potrebbe ottenere un notevole rendimento prestando soldi all’Italia). Azioni italiane? Peggio mi sento, a meno che non si tratti di aziende con una fortissima attitudine all’export. Molto diversa sarebbe la sorte di chi avesse differenziato investendo in bond e titoli, magari attraverso ETF, in USA, Europa (il resto) e Paesi Emergenti (di cui diventeremmo probabilmente parte). Questi investitori, risiedendo in Italia e avendo investimenti esteri, beneficerebbero della svalutazione.

In pratica un’Armageddon economico-finanziaria, in cui i più avrebbero da perderci e pochi hanno da guadagnarci. A questo punto l’unica domanda è come essere tra questi pochi?


Cosa fare in caso di ItalExit per proteggersi e persino guadagnarci?

Aspetta, il titolo mi è uscito male. Non perché è overpromising, ma ho scazzato la consecutio temporum.

Cosa è meglio aver fatto prima, in caso di ItalExit, per proteggersi e persino guadagnarci?

Esattamente, tutto quello che ti sto per scrivere andrebbe fatto prima di un’eventuale ItalExit. “Ok Luca, ma quando ci sarà l’ItalExit?! “
Non lo so assolutamente e personalmente spero non ci sia mai. Di certo ora non c’è ancora stata.
Ecco cosa fare, dalla cosa più semplice (anche da capire, almeno per me) alla più complessa:

1. Euro-contante.

italexit perché è meglio avere contanti

Se dopo aver letto la panoramica sulle conseguenze pratiche dell’ItalExit, ti piacciono più i vecchi-e-cari-euro, quelli che hai in tasca al momento, delle future neo-merdo-lire fai in modo di avere degli euro in tasca. L’uscita dell’Italia non provocherà l’immediata distruzione dell’Euro e l’autocombustione degli euro (inteso come le banconote). E, se la Lira entra in una spirale di svalutazione, i tuoi euro-contanti varrano sempre di più, almeno finché non li finisci 😉
Anche per evitare che un possibile/probabile blocco dei bancomat da panico (può succedere) ti provochi situazioni poco piacevoli, come il ritorno al baratto, vedi di avere buone riserve di euro-contante.

2. Conto corrente in euro.

banca n26

Ora non voglio scatenare la fuga dei capitali dalle banche italiane, che hanno già i loro cazzi essendo piene di buoni del tesoro italiani e tremano a ogni colpo di tosse dello spread, ma visto che non costa nulla o quasi perché non aprire un c/c in banche come N26 (con sede a Berlino)?
Nella peggiore delle ipotesi, il valore resta lo stesso (in Euro), nella migliore quel -30%, evocato dai sostenitori dell’ItalExit, si trasforma in un +30% del valore del c/c convertito in Lire. O magari può andare ancora meglio/peggio.

3. Investire, dove?

italexit quali investimenti proteggono il patrimonio

Come abbiamo già visto, chi fosse investito con obbligazioni o azioni in Italia rischia parecchio. Di contro chi fosse esposto verso il resto del Mondo, dell’Europa (che comunque vacillerebbe), degli USA e degli Emergenti vedrebbe il valore convertito del proprio portafoglio (e delle proprie cedole) crescere, se convertito in lire.
Consiglio personalissimo, così da attirarmi l’odio totale delle banche e degli intermediari italiani, evita i fondi di investimento che si “mangiano” con le commissioni di entrata/di gestione/di uscita parte del tuo investimento, ma punta sugli ETF che replicano indici molto differenziati.
Uno su tutti, per non sbagliare: IE00B0M62Q58 ovvero IShares MSCI World, ovvero l’indice globale per eccellenza, replica dell’andamento dell’economia mondiale. Il più differenziato che ci sia, calcola che l’azienda più “pesante” al suo interno (al secolo la Apple) pesa per 1,83% e fortemente bilanciato (50% circa) negli USA.
Forse non è il momento migliore per comprarlo a fini speculativi vista l’alta volatilità e le nubi di una nuova tempesta finanziaria all’orizzonte, ma di certo in caso di ItalExit, questo può salvarti il cul… ops il portafoglio.

4. Assicurarsi una rendita in dollari con investimenti immobiliari negli USA o in sterline investendo in UK.

italexit perché investire all'estero

Ti hanno mai raccontato la storia per cui gli americani raramente comprano casa, vivono in affitto, anche per essere disponibili a cambiar casa per lavoro da un momento all’altro? Mi sono informato, non è una storia, è realmente così. In pratica, tanta domanda di case in affitto, domanda di case in vendita – in proporzione – bassa, risultato grande redditività per chi possiede un immobile e lo affitta. Uno di quelli che quelli fighi chiamano investimenti ad alto rendimento.
“Ok, ma che sbattimento! Mica posso prendere un volo per dare le chiavi ogni volta?” Anche su questo mi sono informato: esistono società di property management che fanno proprio questo e si occupano pure di chiamare l’idraulico, se si rompe un tubo.
“E se l’inquilino non mi paga?” Hey, amico con la legge di Murphy tatuata sulla linea della vita, hai mai sentito la storia secondo cui le leggi in America favoriscono i ricchi speculatori, anche a discapito dei poveri?! Beh, non vorrei deluderti ma neanche questa è proprio una storia, si parla di 30/35 giorni per lo sfratto legale di un inquilino che non paga l’affitto. Anni luce dall’Italia, vero? Non esagerare sono solo più di 8.000 km.
immobili in florida
Stringendo stringendo e tornando sul tema centrale di questo articolo, in caso di ItalExit – con una Lira condannata alla svalutazione e un Euro comunque ammaccato – avere una rendita in dollari sarebbe una gran figata! Ecco, c’è una multinazionale con uffici anche in Italia, al secolo Opisas, che permette di investire negli USA attraverso immobili già affittati e già affidati a un property manager, con una redditività netta tra il 6% e il 11%. Direi una figata anche in caso di non ItalExit.
investire negli stati uniti
In alternativa, la società permette di fare anche di investire in Inghilterra con rendita garantita del 10%.
investimenti uk

5. Scommettere contro l’Italia.

italexit scommettere contro l'italia

Probabilmente scritto così suona poco patriottico, ma basta un pizzico di realismo per mettere in fila un po’ di elementi e di logica per trarre delle elementari conclusioni. Prima però lo ripeto, quanto sto scrivendo non costituisce una sollecitazione all’investimento, ma proprio per niente.

  • Negli ultimi anni, il prezzo dei titoli di stato italiani (e di tutta l’area Euro) è stato tenuto artificiosamente alto dal c.d. Quantitave Easing – in pratica ogni mese la Banca Centrale Europea comprava BTP italiani, Bund tedeschi, Bonos spagnoli ecc – di conseguenza il rendimento degli stessi è stato decisamente basso (non rendeva un c… comprarli e tenerli). Ma il Q.E. sta per finire, quindi è probabile una normalizzazione dei prezzi.
  • Mario Draghi e le sue politiche espansive (tassi bassi e Q.E.) hanno una data di scadenza scritta sulla schiena: 31 Ottobre 2019. Probabilmente il successore sarà meno accomodante (anche perché il resto dell’UE non ha le pezze al culo che abbiamo noi) ed è molto improbabile che metta in campo un nuovo Q.E.
    Quindi anche senza tirare in ballo lo spread e le dichiarazioni talvolta incaute dei membri del governo, probabilmente i titoli di stato italiani sono destinati a deprezzarsi, come già stanno facendo da mesi, facendo crescere i rendimenti (quindi quanto paga l’Italia, quindi tutti noi, di interessi).
  • Se poi l’Italia uscisse dall’Euro, il costo degli interessi è destinato a impennarsi e il valore dei BTP a scendere drammaticamente.

Ora non sarebbe bello, comunque guadagnarci?
La risposta a questa domanda non è scontata. Potresti ritenerlo deprecabile oppure un modo lecito e legittimo di proteggere la “tua economia” su cui tu hai potere, mentre qualcun altro manda a puttane “l’Economia” che interessa anche a te, ma su cui non hai nessuna influenza.
Non ti voglio influenzare, dicendoti come la vedo io. Ma se appartieni anche tu (ops) alla seconda categoria, ho un altro ETF per te: IE00BYNXNS22
Si tratta di uno strumento finanziario derivato (sì, quelli brutti e cattivi che nel 2008 hanno fatto scoppiare la crisi) che replica in negativo e con leva 5 (moltiplicando x 5) i movimenti del BTP Italia a 10 anni. In pratica, se il BTP Italia perde 2 punti, IE00BYNXNS22 ne guadagna 10. Attenzione è vero anche il contrario, quindi se il BTP si apprezza, IE00BYNXNS22 scende e scende x 5.

Oggi (Febbraio 2020) con lo spread ai minimi e un governo che non mette in discussione l’appartenenza all’UE lo trovi ai minimi.
btp contrarian
Naturalmente, se hai fiducia nel prossimo governo, nella lucidità dei suoi membri e nell’illuminismo dei suoi provvedimenti, in pratica se sei pronto a scommettere su questo esecutivo, NON dovresti COMPRARE assolutamente IE00BYNXNS22


Conclusioni: ItalExit, no grazie.

Mi sembra chiara la mia opinione: un’ItalExit sarebbe una catastrofe. Come di fronte a una qualsiasi calamità – come un uragano – vale la pena attrezzarsi o, se ci vuoi guadagnare, comprare scorte di tute antiuragano.
Direi che dopo essermi attirato l’odio da parte di sovranisti, populisti, bancari, banchieri, bancarottieri e patrioti, posso anche concludere. Se hai domande, dubbi o qualunque richiesta, ti lascio la mia email: lucabartoli@gmail.com non ne abusare.

Buon uragano!

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Personal Branding

Perché fare Personal Branding e come farlo davvero.

“Nel tuo mercato, il tuo nome e cognome sono un personal brand. Che tu ne sia consapevole o meno.”

Mi stai velatamente dicendo che devo preoccuparmi del mio personal branding?

Diciamocelo fuori dai denti, il personal branding è molto di moda negli ambienti markettari, markettistici o pseudo tali. Solo su Google.it “personal branding” è cercato 2.400 volte al mese, 40 volte al giorno. E stiamo parlando solo dell’Italia.

In effetti, l’ho appena cercato e sono finito proprio sul tuo sito.

Perché te ne sto parlando? Da alcuni anni collaboro con Stand Out la prima agenzia di personal branding in Italia (prima anche su Google, come puoi verificare agevolmente con una ricerca).

agenzia personal branding

Bene, anche se il numero di clienti che si rivolge a questa struttura cresce continuamente, sul tema c’è ancora troppa poca informazione. Quindi, pubblicare una delle mie guide sull’argomento può sicuramente aiutare te, come chiunque altro capiti su quest’articolo, a schiarirsi le idee su:

Se poi leggendo, decidi di avviare un tuo percorso di personal branding e diventare una business celebrity, la mia email dedicata è l.bartoli@standout.agency

Ok, prima di scriverti voglio schiarirmi le idee.


Qual è il significato di personal branding?

Personalmente trovo algida la definizione di wikipedia “Il personal branding è l’attività con cui prima si consapevolizza e poi si struttura il proprio brand ovvero la propria marca personale” e poco operativa quella che danno alcuni siti italiani “Il tuo personal brand è la ragione per cui un cliente, un datore di lavoro o un partner ti sceglie“. Non è sbagliata è solo “poco operativa”.

Preferisco questa: “Fare Personal Branding significa applicare le strategie di marketing e di branding – comunemente riservate ai marchi più importanti e riconosciuti del mercato – al singolo individuo, professionista o imprenditore e trasformarlo in una business celebrity.” che ho scritto per il sito di Stand Out – The personal branding company.

Quindi preferisci la tua? Modesto…

Per formularla sono partito dalla definizione del CEO Gianluca Lo Stimolo, business celebrity builder, riconosciuto come il più grande esperto italiano del settore: “Fare personal branding significa creare una forte associazione mentale tra una competenza rilevante per un pubblico e la propria persona, tale da essere considerati la scelta N.1 in un preciso campo.“. A proposito, ti riporto un suo passaggio molto interessante sul tema.

Spiegato con parole mie e con la concretezza che mi contraddistingue:

  • se sei un imprenditore leggi qui: mettiamo che tu produca bulloni. Ora i bulloni sono bulloni. Onestamente, anche se tu assumessi il miglior copywriter italiano o del mondo affinché si faccia venire in mente lo slogan migliore di sempre, tipo “Nessuno fa il bullo con i nostri bulloni“, abbinato a una foto fighissima del miglior fotografo di bulloni, non ti servirebbe a una mazza, men che meno rivolgerti a un’agenzia pubblicitaria pluripremiata.
    Invece, fare personal branding potrebbe fare davvero la differenza: tu stesso o qualcuno per te potrebbe posizionarti come “il re dei bulloni“, il punto di riferimento del settore, lo specialista per eccellenza. E come sai, nel dubbio, la gente preferisce andare dallo specialista
  • se sei un professionista leggi qui: mettiamo che tu eserciti una professione di quelle che quando dovevi decidere cosa fare da grande e ti sei iscritto all’università andavano stra-di-moda. Tipo l’avvocato. Ecco tu fai l’avvocato e come te ci sono 237.000 avvocati in Italia (4 ogni 1.000 abitanti). Finché sarai uno su 237.000 avvocati è statisticamente improbabile che la gente si rivolga proprio a te e che a farlo siano così tante persone da permetterti di alzare i prezzi al livello che ritieni congruo e, ancora meno, di avere così tanti potenziali clienti che ti cercano da permetterti di dedicarti solo alle cause che ti piacciono o ritieni etico seguire. Persino gli inquilini del condominio in cui ha sede il tuo studio non è detto ti scelgano. Drammatico, vero?
    Ora, se iniziassi a fare personal branding (o assumessi qualcuno che lo fa per te) potresti diventare famoso come l’avvocato specializzato in un certo tipo di cause o che difende un certo tipo di clienti. Così che quando qualcuno deve fare un certo tipo di causa o un certo tipo di persona deve andare dall’avvocato, il primo nome che viene in mente sia proprio il tuo. Figo, vero?

In pratica fare personal branding significa prendere una persona, come te, e trasformarti in un’etichetta, un logo, un marchio… un brand se proprio non riesci a rinunciare all’anglismo da markettaro.

Ok, chiaro.


Perché il personal branding è fondamentale oggi? E quali vantaggi offre?

come fare personal branding

In realtà, lo è sempre stato, solo che non ne eravamo consapevoli. L’aspetto fondamentale è che, nella maggior parte dei casi:

“Le persone comprano dalle persone, non dalle aziende. E preferiscono quei prodotti (e servizi) in cui possono proiettare le caratteristiche e il carattere delle persone identificate come ideatori, fondatori, creatori, figure chiave ecc.”

Chi compra un prodotto Apple compra un po’ della passione (ossessione) per l’innovazione e il design di Steve Jobs.
Chi compra un jeans Diesel compra un pezzo dello spirito provocatorio di Franco Rosso.
Chi compra i tortellini di Giovanni Rana vuole gustare la sua rassicurante genuinità.
Chi compra un abito Valentino vuole indossare la sua eleganza.
Chi compra una Lamborghini vuole guidare lo spirito anticonformista e fuori dagli schemi del pioniere Ferruccio.
Chi commissiona una campagna a un’agenzia DDB (ovunque si trovi nel mondo) vuole ritrovare nei suoi annunci la genialità di William ‘Bill’ Bernbach.
E potrei continuare all’infinito…

No, fermati. Comunque, non ci avevo mai pensato ed effettivamente è così.

La ragione del perché queste preferenze possano fare la differenza nel mercato è legata ai limiti cognitivi e di attenzione dei consumatori. In pratica, per la maggior parte delle categorie di prodotti c’è posto per 1, massimo 2 marchi, raramente 3.
Pensa alle cole: il primo marchio è Cocacola, il secondo è Pepsi e il terzo… boh?! E guarda caso, Cocacola è un esempio di personal branding, fatto non sul fondatore, bensì su Babbo Natale, che prima di essere “adottato” dal brand era verde.
Carta assorbente? Scottex e poi…
Fast food? McDonald’s (personal branding), poi Burger King e il terzo? Il kebabbaro sotto casa.
Penne economiche? BIC e…
Pollo fritto? KFC (personal brand) e boh?
E come hai appena visto, quando tra i due o tre marchi c’è un personal brand, questo ha più possibilità di vincere.

Ok, ma da ora fermati con gli esempi: ne bastano un paio.

Oltre a queste maggiori chanches di vincere, i vantaggi del personal branding sono:

  • la possibilità di sottrarsi alla guerra dei prezzi
  • accedere a opportunità esclusive a cui i concorrenti non possono accedere
  • rendere credibile un messaggio, poiché su quello ci si “mette la faccia
  • attrarre nuovi talenti, partner e fornitori di livello superiore
  • doversi preoccupare di selezionare i propri clienti, piuttosto arrovellarsi su come averne a sufficienza

Ora mi stai dicendo che se non faccio personal branding, la mia vita (professionale) sarà un inferno?


Cos’è la piramide del riconsoscimento sociale?

Tutto quello che abbiamo appena visto per le aziende, nei vari settori merceologici, vale ancora di più per i professionisti, nei vari campi. In questo caso, a supportarci c’è una rappresentazione che aiuta a capire anche la distribuzione del numero di persone: la piramide del riconoscimento sociale.

piramide personal branding

Alla base ci sono tanti professionisti generici (quindi tanta concorrenza) e man mano si sale verso il punto di riferimento il numero di teste scende (mentre salgono onorario e fatturato), Quindi, se te lo stavi chiedendo, conviene essere in alto piuttosto che in basso.

Ok, ma un medico specialista mi costa molto più di un generico e un primario ancora di più. Quindi non conviene!
A meno che non sia io quel medico, che forse è il senso in cui me lo hai scritto…

A distinguere professionista generico, specialista, autorità, celebrità e punto di riferimento, sono principalmente due elementi che dovrebbero essere connessi tra loro: competenza e visibilità.

Quindi, a uno specialista è riconosciuta molta più competenza e gode di una maggiore visibilità di un professionista generico e così via.

E quando i due elementi non sono connessi? Esistono individui (“professionisti” in certi casi è eccessivo) che godono di alta visibilità ma che non hanno competenze, li chiameremo millantatori. E professionisti con altissima competenza e bassissima visibilità, li chiameremo incompresi. Andavano citati, l’ho fatto, quindi tornerei sulla nostra piramide, sul gradino più alto, per la precisione.

Grazie, tornaci prima che mi metta a pensare quanti millantatori conosco nel mio settore, che guadagnano più di me e inizio a sentirmi “incompreso”.

Per concludere, quante sono le persone che possono vantare lo status di “punto di riferimento” in un campo?
Solitamente 1, massimo 2 per campo, proprio come i brand nei settori merceologici.
Ad esempio, se ti chiedo di dirmi un nome di un critico d’arte, molto probabilmente il primo nome che ti viene in mente è quello di Vittorio Sgarbi, seguito (di parecchio) da quello di Philippe Daverio. E probabilmente, il terzo non è dato, esattamente come per Cocacola e Pepsi.
E, che ti stia simpatico oppure no non cambia, sarà molto più facile per te descrivere il carattere di Sgarbi piuttosto che quello di Daverio. Coincidenze? Io non credo.

Ecco, un solo esempio, chiaro e che si capisce. Grazie.

A ogni modo, è bene chiarire:

“Si può diventare una business celebrity, anche senza essere famosi nell’accezione più comune del termine. Dipende da quanto è grande la nicchia che si è deciso di presidiare e quanto questa è popolare.”

Ad esempio, una business celebrity b2b, con ogni probabilità, è meno conosciuta di una business celebrity in ambito b2c. Inoltre, se il tuo mercato è locale/regionale non c’è ragione di diventare famoso a livello nazionale/internazionale.

Quindi se divento il re dei bulloni di cui sopra, nessuno mi chiederà l’autografo e potrò continuare a girare per il centro?

Appurato che è fondamentale, che porta notevoli vantaggi, che in cima alla piramide si sta meglio che in fondo, passiamo a come si fa.


Come fare personal branding?

Operativamente per rendere qualcuno “famoso nel proprio settore” è necessario mettere in campo varie attività sinergiche, che insieme co-costruiscono un brand personale:

  • si parte da una consulenza di orientamento e posizionamento del personal brand
  • si analizza il business model
  • si identifica un profilo del cliente ideale
  • si identifica il nuovo brand e la nicchia di mercato di presidiare
  • si crea una promessa al mercato e un’introduzione vincente, in grado di generare curiosità e interesse (elevator pitch per te che ami gli anglismi)
  • si realizza una consulenza d’immagine e si identifica un proprio tratto distintivo a livello visivo (visual hammer)
  • si fa un restyling del curriculum vitae per la creazione di un profilo personale che valorizzi il posizionamento definito
  • si realizza un servizio fotografico professionale
  • ci si forma a livello di media training e si realizza un video di presentazione
  • si creano presentazioni professionali per la condivisione online
  • si cercano le opportunità online, espresse attraverso le parole chiave più cercate nel settore
  • si realizza un sito e sviluppa un blog, entrambi ottimizzati per le parole chiave più cercate nel settore
  • si fa un restyling del profilo Linkedin
  • si creano campagne di web per  “farsi conoscersi” e/o “vendersi”
  • se utile, si crea uno smartbook per valorizzare il posizionamento, lo si rende scaricabile e lo si usa per raccogliere contatti di persone potenzialmente interessate, lead generation per te che preferisci Shakespeare a Dante;
  • se strategico, si elabora e si stende un libro sulla tematica definita dalla strategia di posizionamento, ricercando poi una casa editrice per la pubblicazione o lo si mette in vendita online
  • si fanno attività di ufficio stampa e si intrattengono relazioni coi media

Ma è un sacco di roba ed è complicato, da solo non ce la faccio sicuro.

Come vedi sono attività molto diverse tra loro, che richiedono competenze differenti. Ecco, perché è necessario affidarsi a un’agenzia di personal branding che unisca al proprio interno varie competenze specifiche e specialistiche. E nel caso la mia email è sempre: l.bartoli@standout.agency

Quasi quasi mi hai convinto.


Qual è il tassello più importante del personal branding?

Esattamente come per il marketing e la comunicazione, l’aspetto più importante è il brand positioning: senza è come andare in guerra e sparare senza prendere la mira…

“Nel personal branding l’aspetto più importante è la promessa al mercato. “

È attraverso questa che si va a occupare una  precisa posizione nella mente dei potenziali clienti. Questa è la chiave per essere rilevanti, ascoltati e ricordati. E voglio spingermi oltre:

“La probabilità di successo di un personal brand è proporzionale alla bravura nel trasmettere la promessa al mercato al proprio pubblico.”

Nella promessa al mercato c’è tutto:

  • a chi ti rivolgi?
  • cosa fai?
  • come lo fai?
  • perché scegliere te e non i tuoi concorrenti?

Di questo sono così convinto che, se vai nella mia homepage (per la maggior parte degli utenti il principale punto d’accesso al mio sito, quindi a me) trovi la mia promessa al mercato, in evidenza, subito dopo il mio nome e cognome:

Ciao, sono Luca Bartoli (info@lucabartoli.info) e aiuto aziende e professionisti a vendere di più, comunicando meglio con il loro pubblico

Ed è proprio quello che faccio e che mi distingue dai chi utilizza il mio stesso job title, definendosi copywriter:

  • Per me, per capirci, il punto di partenza è chi è il target di comunicazione, cosa cerca, chi trova al momento a soddisfarlo e come possiamo soddisfarlo ancora di più. Per studiarlo mi avvalgo di strumenti che la maggior parte dei miei colleghi ignora completamente.
  • Successivamente, al fine di “comunicare meglio”, indipendentemente dalla richiesta del committente e dai mezzi coinvolti, il mio focus è su cosa comunicare: quindi sul  posizionamento, la “differenza che fa la differenza“, che nella maggior parte dei casi sviluppo personalmente. E anche questo mi distingue dai miei concorrenti, che non ritengono il brand positioning una loro competenza.
  • Terzo e ultimo passaggio, arriva il messaggio, coerente con il posizionamento, tarato sul mezzo migliore per raggiungere il pubblico e con un obiettivo ben chiaro: vendere di più. Ultimo anello di una catena, che è la “mia” catena.

Ok, chiaro.
Ora torna tutto, anche perché hai scritto questa guida.
Ora ti scrivo io a l.bartoli@standout.agency

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Seo copywriting. La guida non definitiva.

Guida al seo copywriting.

Diventa un copywriter migliore grazie al SEO copywriting.

La verità su chi scrivere per il web.

Giornalista online, web copywriter, webwriter, blogger, articolista, storyteller, copywriter seo… la galassia di chi scrive online sembra popolata di tante specie diverse, suddivise in tribù tematiche e, ancora, in clan (e persino sotto clan) che ruotano intorno a un sito o a un portale. Al di là delle proprie autorappresentazioni, così come alle leggi della fisica, della biologia o della termodinamica non frega nulla di chi sei, di che colore hai la pelle, che lingua o che dialetto parli, allo stesso modo i motori di ricerca funzionano democraticamente per tutti, senza esclusione. Quindi tutti, prima o poi, devono farci i conti.

Gli atteggiamenti tipici di chi scrive per fare questi conti sono due:

  • Rifiuto ostinato: “No, io quella cosa lì non la faccio e non me ne frega niente!” Atteggiamento tipico di chi ha scelto di scrivere per vivere, sognando di diventare ilnuovo Hemingway o il prossimo Bill Bernbach. Sotto sotto il web gli sta un po’ sulle p*lle, ma non è abbastanza onesto intellettualmente da ammetterlo. In cuor suo sogna il ritorno a un mondo di carta stampata. Se continuano a disboscare l’Amazzonia, ora sapete chi è il mandante morale.
  • Accettazione passiva: “Ok riempio il testo di Keywords, metto i link giusti, piuttosto che copiare mi taglio una mano e poi cos’altro devo fare?” Sicuramente più costruttivo come atteggiamento(,) ma questa seo-sottomissione è altrettanto deleteria al fine di produrre contenuti di qualità e farli trovare a chi è interessato a quell’argomento.

Fortunatamente esiste una terza via e consiste nell’utilizzare le “buone pratiche di seo copywriting” per scrivere meglio. È proprio questo l’argomento di questa guida, praticamente, un corso di seo copywriting in formato Bignami.

Seo copywriting-izza il tuo pensiero.

Sì, hai letto bene. Ho scritto pensiero. Magari non te ne rendi conto ma è quella cosa che fai anche tu prima di iniziare a scrivere. Più o meno da quando il lavoro ti è commissionato (sotto forma di mail, brief formale o “ci sarebbe da scrivere di…” al telefono o davanti alla macchinetta del caffè), oppure se hai un blog personale o legato a una tua passione, tra quando decidi di raccontare un episodio, condividere un pensiero o un’emozione e quando tocchi per la prima volta un tasto. Lo so, un po’ per colpa dei ritmi e po’ grazie alle abitudini trasmesse dai social network, questo tempo si è spesso ridotto a pochi, pochissimi istanti e parlare di pensiero può sembrare un’esagerazione. Non ti preoccupare, i tuoi lettori se ne accorgono.

A ogni modo, sia nel titolo sia nel paragrafo precedente, ho parlato di pensiero e non di scrittura perché, personalmente, ritengo che il lavoro debba essere fatto a monte. Se lo fai a valle, cioè se prima scrivi e poi cerchi di rendere il tuo pezzo un po’ più da seo copywriter, stai facendo litigare il piccolo Hemingway che c’è in te con un correttore di bozze antipatico che non parla la sua lingua. Un duello tra emisfero destro e sinistro che, nel migliore dei casi, può darti una brutta emicrania, oltre a farti perdere un sacco di tempo.

Quindi se vuoi usare questa guida, leggila e rileggila prima di scrivere il tuo prossimo pezzo.
Tipo adesso che non stai facendo un beneamato c*zzo.

Le 15 tecniche di scrittura seo che cambieranno per sempre i tuoi testi. Speriamo in meglio.

1. Se hai delle idee, #escile subito.

Il mantra dei fan italiani di Emily Ratajkowski e della più generosa Lucia Javorčeková è, probabilmente, il miglior consiglio professionale che potrai mai ricevere, seguire e/o dare a qualcuno nella tua vita. Descritta così sembra una vita un po’ triste, vero? Lo so, è che adoro umiliare il prossimo e tu hai avuto la pessima idea di metterti a leggere un mio pezzo.

Al di là del mio disprezzo per te, l’idea è che i motori di ricerca, ma anche i tuoi lettori, non hanno tempo da perdere ed energie da sprecare: vogliono capire subito di cosa stai parlando. Quindi non ci girare intorno, chiariscilo subito. Non cercare un titolo criptico la cui interpretazione richieda più di un paio di sinapsi, hai al massimo due righe per conquistare l’attenzione del tuo lettore e di Googlebot. Giocatele bene. Se vuoi divagare, giocare con le parole o disprezzare il lettore, hai tempo per farlo. Dopo che avrai conquistato l’interesse almeno di un lettore.

2. Empatizza con il tuo pubblico.

Non ti sto chiedendo di provare quello che sente chi ti potrebbe leggere; se lo facessi io, mi starei prendendo a schiaffi. Basta che ti limiti a chiederti cosa potrebbe cercare chi è interessato a ciò di cui stai per parlare. Se non riesci a fare questo sforzo cognitivo, o semplicemente non ne hai voglia, Google ti aiuta. Basta una ricerca, ad esempio googolando “seo copywriting” in fondo alla pagina ho trovato link a ricerche più specifiche e alternative. Ad esempio:

  • Seo copywriting guida, che guarda caso mi sono speso nel titolo;
  • Copywriter seo, che trovi subito all’inizio;
  • Corsi seo, usato al singolare qualche riga sopra;
  • Tecniche di scrittura seo, usato appena dopo;
  • Seo copywriting cos’è, sinceramente non avevo voglia di usarlo, per rispetto a te ma soprattutto a me stesso. Quindi lo riporto solo qui;
  • Seo copywriting it, onestamente non so perché Google lo indichi, visto che cercando “seo copywriting”, con navigazione anonima, il sito seocopywriting.it risulta nella nona e penultima posizione della prima pagina;

3. Organizza il tuo pensiero in paragrafi.

Tanto per cominciare il testo suddiviso in paragrafi riduce la probabilità di panico dei lettori di fronte a una pagina piena di parole, quindi aumenta la probabilità che ti leggano anziché cliccare da un’altra parte. Poi i paragrafi li aiutano a seguire la tua argomentazione. Naturalmente questo vale anche per spider dei motori, che nella pratica simulano quello che fa un lettore molto pigro.

Seguire questo principio, però, serve soprattutto a te. A schiarirti le idee, perché i paragrafi devono avere una loro coerenza interna. Se ogni testo fosse un viaggio (che metafora orrenda!ogni paragrafo sarebbe una tappa intermedia. Non ti ho convinto piccolo Hemingway? Allora mettiamola così: il libro ha i capitoli, la pagina web ha i paragrafi.

4. Titoli come se piovessero.

È un po’ la conseguenza logica dei punti 1 e 2. I titoli servono sia a #uscire le idee sia a organizzare il pensiero. È il tuo modo per segnalare ai motori di ricerca di cosa parli nel paragrafo o nei paragrafi successivi. Il titolo sintetizza, quindi sii sintetico. Al tempo stesso, essendo più evidenti rispetto al resto del testo, puoi usare i titoli per mandare dei messaggi diretti al lettore. Per i fan degli anglismi sono le “Call to action”, espressione abbastanza abusata, anche perché “invito all’azione” suona un po’ sfigato.

Non tutti i titoli sono uguali, sia per chi scrive sia per chi legge, ma soprattutto, sia per word sia per il web. Il programma di videoscrittura più diffuso del mondo ti permette di scegliere tra Titolo uno, Titolo 2, Titolo 3, Titolo 4… mentre l’html ha i tag <h1>, <h2>, <h3>, <h4>… e naturalmente non è una coincidenza. Quindi tira fuori il Bill Bernbach che è in te. Personalmente utilizzo un h1, due o tre h2 e un h3 ogni due o tre paragrafi, ma non è una scienza.

5. Ripeti spesso le keyword che t’interessano, ma in modo naturale.

Agli albori del web, bastava ripetere una keyword tante volte (keyword stuffing) per scalare una serp. Vista la velocità della rete, da allora sono passate vere e proprie ere geologiche, che prendono il nome di aggiornamenti. Se tratti un tema, è naturale che ripeterai la parola o espressione di cui stai parlando, ma non sforzarti nel farlo. Quindi non esagerare, i motori se ne accorgerebbero e ai tuoi lettori darebbe fastidio.

Non ci credi? Prova a immaginare se in ogni frase, allo scopo di indicizzare questo testo per “seo copywriter”, mi mettessi a ripetere la keyword “seo copywriter”… Dopo qualche riga abbandoneresti il testo pensando “Ho capito: il seo copywriter è uno che scrive di m*rda”. Poi magari, per farlo anche tu (il seo copywriter), ti metteresti a ripetere la keyword che a te interessa (nel mio caso “seo copywriter”, ma tu probabilmente ne hai un’altra in mente) nei tuoi testi. Se la cosa dilagasse e il web si riempisse di seo copywriter da strapazzo, ci ritroveremmo con siti illeggibili, pagine piene di ripetizioni e la gente ricomincerebbe a leggere i libri cartacei. Quindi, se vuoi salvare l’Amazzonia, vedi di diventare un seo copywriter decente e non fare keyword stuffing.

6. Usa il grassetto.

Il grassetto evidenzia al lettore alcune parole o frasi cui lo scrittore vuole dare enfasi. Supponendo che un lettore sia molto pigro o frettoloso (non come te che leggi parola per parola, nonostante ti abbia disprezzato più di una volta), quel lettore molto probabilmente leggerebbe giusto i titoli e le parole in grassetto. Con una buona approssimazione di verità, possiamo ipotizzare che sia quello che fanno i motori di ricerca quando finiscono su una pagina scritta da te.

In teoria, secondo le principali guide sul seo copywriting, ci sarebbe da usare anche il sottolineato e il corsivo. Ma pare che enfatizzino meno, quindi se vale la pena di enfatizzare, io vado di bold o di grassetto. A meno che non si tratti di un “virgolettato”, una citazione o un discorso diretto. Mentre il sottolineato mi fa casino coi link.

7. Non trascurare i metatag.

Entriamo un minimo sul tecnico, ma è necessario. I metatag title e description influenzano l’anteprima del nostro sito nei risultati del motore di ricerca. Quindi:

  • Nel title hai a tua disposizione dai 50 ai 60 caratteri, sicuramente inserisci qui la/le keyword/s che ti interessa/no, magari usando modi diversi di scrivere la stessa cosa;
  • Usa la description (circa 200/250 caratteri) per catturare il lettore, incuriosirlo, fargli venir voglia di cliccare;

8. Usa gli elenchi puntati (e quelli numerati).

Non saremo nipoti di Cesare Beccaria, ma non siamo neppure i figli della str*nza, quindi se anche per Manzoni era “Aiutati che il ciel t’aiuta”, per noi può essere “Aiuta il lettore che il motor t’aiuta”. E gli elenchi puntati (o numerati) aiutano parecchio:

  • Spezzano il testo;
  • Offrono la sensazione di essere più facilmente memorizzabili;
  • Danno ritmo;
  • Anche esteticamente fanno la loro porca figura;
  • Hanno molte più probabilità di essere letti.
    Non a caso, pur saltandoti un po’ delle cazzate che ho scritto sopra, stai leggendo qui proprio adesso;
  • Si sto parlando proprio con te;
  • Vedi: ne sto abusando, eppure continui a leggerli;
  • Sono irresistibili;

9. Cita e citati senza vergogna.

I link, sia interni sia esterni, sono importantissimi. Fondamentali. Circa i link esterni c’è addirittura chi sostiene che possano essere utili ad accreditarti, se citi fonti e siti importanti (che sul web si dice “ad alto pagerank”) ma c’è anche chi sostiene che facciano perdere forza alla tua pagina. Ancora una volta, non è una scienza. Nel dubbio fai sempre sì che siano più i link interni (a pagine del tuo stesso sito) che quelli esterni. Se devi prendere un sito a modello, nel dubbio fai come fa Wikipedia. Anche se le principali guide parlino di 2, massimo 3 link per pagina.

10. Attenzione a come linki.

Sia per i link interni, sia per quelli esterni, sono fondamentali le parole linkate, che quelli tecnici chiamano “anchor text”. Linkare espressioni generiche come “quest’articolo” o “clicca qui” significa sprecare un’opportunità. Quindi, al netto di quanto abbiamo detto fin ora, quando metti un link:

  • Linka le parole giuste, magari una keyword;
  • Metti in boldi link;
  • Se riesci, metti i linknei tuoi titoli;

11. Fai parlare le immagini.

Luca che c*zzo stai a dire?” Se leggendo il titolo questo è stato il tuo primo pensiero, innanzitutto, ti raccomando un po’ di educazione. In secondo luogo, ti raccomando un po’ di elasticità mentale. Le immagini che carichi in un articolo possono essere belle o brutte, a colori o in bianco e nero, fotografiche o grafiche/disegnate, ma tutte, nessuna esclusa, hanno un nome, che puoi far coincidere con latuakeyword.jpg, magari ripetendola con l’attributo alt quando la inserisci.
Pensaci, ti è mai capitato di finire su un sito cercando un’immagine?
Fai pure sì con la testa, ma non arrossire, non ho specificato che tipo di immagine fosse.

Analogamente puoi inserire un video, magari caricandolo prima sul tuo canale YouTube, così puoi decidere tu sia il titolo sia la didascalia, naturalmente fai si che siano coerenti con l’argomento trattato. Dico YouTube e non Vimeo o qualunque altra piattaforma di video sharing, perché YouTube da qualche anno è proprietà di Google.

12. Chi ben comincia, ben comincia.

Nessuno sa esattamente quanto possa andare a fondo Googlebot. Di certo, le cose più importanti che hai da dire dille (o #escile) subito, entro le prime 150/200 parole, come abbiamo visto al punto #1. Stessa cosa per keywords, stessa cosa per i link, stessa cosa per tutto il resto.

14. Non essere pigro.

Lo so, fin ora ti ho detto che gli spider sono pigri e i tuoi lettori, molto probabilmente, non sono da meno. Tuttavia tu non puoi permetterti lo stesso lusso. Perché, a parità di altri fattori, un testo ricco e ben strutturato ha più probabilità di indicizzarsi di uno breve, sullo argomento.

A seconda delle fonti, potresti leggere che un testo per essere seo-friendly è di almeno 300 parole o 400 o 500 o 600 o persino 2.000 parole (ho scritto “parole” non caratteri). Naturalmente, pur essendo in disaccordo, tutti lo affermano con certezza assoluta, anche se non ho mai letto nessuno citare un esperimento. Quindi siamo sempre sul “non è una scienza”. Io non ho la verità, né faccio finta di averla. Mi limito a consigliarti di scrivere un po’ più di quanto ritieni necessario. Al massimo i tuoi lettori leggeranno solo la prima parte e i titoli successivi. Quindi scrivili bene.

“Non essere pigro” si applica anche alla frequenza. Una pagina, un articolo, un post anche se scritto da Dio è una goccia nel mare del web. Quindi: datti da fare, insisti, presidia. Oltretutto, a furia di fare ricerche, documentarti, scrivere, pubblicare, rischi davvero di diventare un esperto di quell’argomento.

15. Considera tutto quello che ho scritto sul seo copywriting come niente di assoluto.

Te l’ho detto, non è una scienza ma non è neppure una religione o una filosofia, quindi non cercare guru del seo o sacerdoti del web. E, per quanto ti abbia disprezzato più volte, ti voglio premiare di essere arrivato fino a qui e ti risparmio i retorici “Content is the king” o “La qualità vince sempre”.

La verità è che, come sa ogni professionista del web onesto intellettualmente, qualunque cosa abbia funzionato fino a qui, potrebbe essere contraddetta dal prossimo aggiornamento di Google che penalizza ciò che fino a ieri era premiato.
Quando succederà e ti assicuro che succederà, cercati un’altra guida al seo copywriting. Magari scritta meglio.

Guida al seo copywriting pubblicata su http://blog.keliweb.it/tag/seo-copywriting-guida/

corso seo copywriting

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SEO copywriter

Cercavi un SEO copywriter su Google e ne hai appena trovato uno.
Probabilmente non è una coincidenza.

Se vuoi che i tuoi clienti trovino te, come tu hai appena trovato me, contattami a info@lucabartoli.info oppure continua a leggere.

Incontrando un seo copywriter le domande da fargli sono tantissime.
Ad esempio, in cosa consiste la sua professione?
Quali tecniche utilizza?
Quali sono i segreti della sua arte?
Come si diventa seo copywriter?
Qual è la miglior guida al seo copywriting?
Che differenza c’è tra quello che fa lui, un copywriter online o un seo specialist?
Quanto costa e come si calcola il prezzo dei suoi servizi?
Onestamente, è meglio affidarsi a un seo copywriter o a un seo specialist copywriter?

Ma ce n’è una che vale più tutte:

“Perché è così difficile trovare (o essere) un SEO copywriter?”

Questa domanda non è assolutamente retorica e può cambiare le sorti (o la vita, se vogliamo drammatizzare) del tuo sito, almeno per quanto riguarda il traffico e l’ottimizzazione sui motori di ricerca.

Naturalmente se quello che cerchi, non sono domande e risposte, ma solo un seo copywriter puoi contattarmi ora a lucabartoli@gmail.com 

Parlami pure del tuo sito, delle “tue” keywords, dei tuoi obiettivi, delle tue performance attuali e di quelle che vorresti raggiungere…

Perché è così difficile trovare (o essere) un SEO copywriter?

Ora torniamo alla domanda principale, per rispondere dovrò fare delle semplificazioni. Non  te la prendere, dai…

Chi è un, anzi, il seo copywriter?

Il seo copywriter è il professionista che utilizza il seo copywriting per migliorare il posizionamento di un sito.

Cos’è significa seo copywriting?seo copywriting

Seo copywriting è l’acronimo di Search Engine Optimization Copywriting ed è il termine con cui si intendono tutta una serie di pratiche per ottimizzare il testo di una pagina agli occhi dei motori di ricerca, cioè far si che sia ben indicizzata e che esca più in alto possibile per le ricerche più rilevanti.
Da questa risposta con ogni probabilità ti sorge un’altra domanda.

Quali competenze deve possedere un SEO copywriter?

Qui arriviamo al nocciolo della questione, un SEO copywriter deve essere il primo luogo un buon copywriter online. Deve saper scrivere, prima di tutto per gli utenti web… Deve saper scrivere online per risultare chiaro, interessante, non banale, incisivo e persuasivo, conoscendo le logiche del copywriting online. Già questo, probabilmente, esclude 90% dei copywriter in circolazione… In particolare fan della “creatività a tutti i costi” ma anche i giornalisti/articolisti online che paghi “a parola”

In più deve capire la logica che c’è dietro l’ottimizzazione (solitamente appannaggio dei seo specialist) e sfruttarla per ottimizzare i testi che realizza... e questo esclude il 99% di quel 10% sopravvissuto. Ecco perché, chi trova un SEO copywriter trova un tesoro.

Se non hai altre domande, tanto vale che tu mi scriva:  lucabartoli@gmail.com 

Grazie al seo copywriting posso scalare i motori per le keywords per me più remunerative?

Guarda, vorrei tanto dirti di sì e magari “venderti” la mia consulenza, ma se vogliamo collaborare dobbiamo essere onesti l’uno con l’altro. Inizio io: la risposta è no, non è abbastanza.

Perché neanche il miglior seo copywriter è abbastanza?

miglior seo copywriter

Intendiamoci, il seo copywriting funziona.

Il web è pieno di bellissimi contenuti (per gli utenti) mal indicizzati che con un po’ di seo copywriting potrebbero fare notevoli salti in alto nei risultati delle ricerche. Il fatto è che per arrivare a posizioni premianti per chiavi remunerative (quelle che interessano sia a te che ai tuoi concorrenti) quasi sempre non è sufficiente.

E questo perché per quanto un seo copywriter sia bravo, il suo campo d’azione è limitato, perché limitato è il peso dei fattori legati alla pagina. Circa il 15% e questo non lo dico io ma  i 72% maggiori esperti di SEO del mondo.

algoritmo google

Se la tua domanda è “Ma perché me l’hai detto? stavo per chiederti una consulenza come seo copywriter.” la risposta è molto semplice, ti sto offrendo una consulenza migliore.

Seo + copywriting

Seo + copywriting per me significa fondere assieme 3 fattori:

  • innanzitutto copywriting: scrivere per chi ti legge, per colpire la sua attenzione, per farlo restare attaccato alla pagina anziché andare sul sito del tuo concorrente. Niente trucchetti per fregare google o frasi incomprensibili piene di keywords ma scrivere per il piacere di chi legge, per gli utenti alla fine sono loro e non i motori di ricerca che ordinano i tuoi prodotti o richiedono i tuoi servizi. E fortunatamente, lavorando dal 2005 nelle migliori agenzie pubblicitarie nazionali, internazionali e come copywriter freelance mi sento abbastanza tranquillo di potertelo offrire (clicca comunque su copy writer se vuoi farti un giro sul mio portfolio);
  • naturalmente seo copywriting. Lo so ti ho detto che conta solo il 15% ma quel 15% fa la differenza, soprattutto quando si tratta di un testa a testa tra te e il tuo concorrente;
  • seo, ovvero tutto il resto della torta. Agire all’esterno del tuo sito per renderlo autorevole agli occhi dei motori di ricerca. In fondo è quello che ci auguriamo di trovare tutti ai primi posti dei motori di ricerca per una determinata tematica: i siti più autorevoli su quella tematica;

Come forse hai capito non ci sono trucchetti, dritte o pillole da emulare, ma solo un ottimo lavoro da fare su misura sul tuo sito per ottimizzarlo e conquistare le posizioni che vuoi.

Conclusioni

Questa pagina termina qui.
Innanzitutto, complimenti per aver letto fin qui. Evidentemente eri molto motivato/a incontrare, seppure virtualmente, un seo copywriter.

Mi auguro che quello che ho scritto ti sia stato d’aiuto e ti abbia schiarito le idee. Ho evitato i tecnicismi perché penso che siano essenzialmente da sfigati. Se consci davvero un tema, devi saperlo trasferire con parole comprensibili.

E ora che le “parole mie” le hai lette, puoi contattarmi per chiedere una consulenza in seo + copywriting.

Scrivimi pure su lucabartoli@gmail.com parlandomi del tuo sito, delle tue keywords, dei tuoi obiettivi, delle tue performance attuali e di quelle che vorresti raggiungere, chiedendomi un preventivo o indicandomi il budget che hai deciso di investire in quest’attività.

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Ottimizzazione SEO

Ottimizzazione web.

Tutte le risposte SEO alle tua domanda “Perché non riesco a ottimizzare il mio sito web?”

Sei stanco di guide fai da te all’ottimizzazione SEO che ti fanno perdere tempo? Anche io.

Ecco perché ho scritto questa guida per un’ottima ottimizzazione.

Nota bene: in coerenza con i principi del seo copywriting il testo di questa guida è piuttosto lungo e leggerlo ti richiede un po’ di tempo. Se ne hai poco e vuoi scoprire come, grazie all’ottimizzazione puoi conquistare i primi posti organici su Google e ricevere visite che hanno ottime probabilità di diventare acquisti/prenotazioni/richieste puoi scrivermi a lucabartoli@gmail.com, parlandomi del tuo sito, del tuo business online o offline e dei tuoi obiettivi oppure clicca sul bottone qui sotto:

Se invece vuoi leggere tutto questo articoloil tuo sito non si ottimizza per le keyword che ti interessano, fai estrema attenzione a quello che stai per leggere. Può fare la differenza per te, per il tuo sito e, sopratutto, per i tuoi soldi e il tuo tempo.

Prima di tutto una domanda legittima: perché leggere questa guida all’ottimizzazione o affidare quella del tuo sito chi l’ha scritta?

La risposta è semplice, perché è la #1 a livello organico per Google. Quindi la più congruente, credibile e coerente con il risultato che vuoi ottenere.

ottimizzazione siti

ottimizzazione web

Quanto vale un sito senza ottimizzazione?

ottimizzazione siti web

Hai deciso di aprire un sito?

Hai registrato un dominio? Magari col tuo nome e cognome o col nome della tua azienda?

Hai pagato un webmaster (o una web agency) perché te lo facesse come piace a te? (Tieni presente che è possibile che abbia semplicemente adattato un template già fatto, vendendotelo come “realizzato su misura per te“. Ma è possibile che abbia creato davvero una “cosa su misura per te”, senza tener presente la seo, quindi per essere indicizzata e ottimizzata incontrerà tanta di quella resistenza che ti farà maledire questa decisione).
Magari, invece, ti sei rivolto a dei professionisti seri e capaci. Te lo auguro…

Hai scattato tu le foto o hai chiesto a un professionista di farlo oppure ne hai acquistate da banca immagine o, magari, hai rubato immagini da google ignorando la scritta “le immagini potrebbero essere soggette a copyright“… Il tutto per accompagnare e raccontare i tuoi prodotti o servizi?

Ti sei sbattuto a scrivere le varie pagine del sito, impegnandoti particolarmente nella “Chi siamo” (probabilmente la meno letta), oppure hai rubato qua e là i testi da siti concorrenti e da chi fa più o meno le stesse cose che fai tu o magari ti sei affidato a un professionista, tipo un copywriter freelance?

Hai fatto praticamente tutto, il tuo sito è pronto, prontissimo.

Eppure non hai la casella email zeppa di richieste di preventivo e contatti di clienti che non vedono l’ora di riempirti di ordini o di fissare appuntamenti.

E nonostante tu abbia messo il tuo telefono ben in evidenza nella pagina Contatti (metti che qualcuno nel 2018 non sappia come si mandano le email…) il telefono, dicevamo, non squilla in continuazione… Sei andato pure a controllare se, per sbaglio, lo avessi scritto male, dì la verità… Purtroppo no, era giusto. Eppure continua a non squillare, oltre alle mail che non arrivano… al massimo, qualche volta, ti contatta un potenziale fornitore. Ma clienti, quelli non se ne vedono all’orizzonte…

Ora la smetto, giuro. Non voglio continuare a punzecchiarti, già ti girano perché dietro al tuo sito hai già perso un sacco di tempo e pure dei soldi.
Oddio ho già scritto “soldi” due volte, tre con questa. Devo essere proprio una persona materiale. Ma, ti assicuro, che bisogna esserlo per rispondere alla domanda “Quanto vale un sito non ottimizzato?”

Comunque la risposta è “Niente”, anzi “Meno di niente”. Nel senso proprio di una perdita: soldi (cavolo! l’ho scritto un’altra volta) buttati via e che continueranno a volare via finché non ti decidi a ottimizzare il tuo sito.

Ebbene sì, oggi non basta avere un sito per prima coprire le spese e poi guadagnare, devi appunto ottimizzarlo.

“Il mio webmaster/La mia webagency ha detto che basta aspettare e l’ottimizzazione verrà da se.”

Se è passato qualche mese, le possibilità sono due:

a) il tuo fornitore si è fatto pagare subito per l’ottimizzazione, allora hai a che fare con una persona disonesta;

b) ha detto che aspetta che il tuo sito raggiunga la prima pagina per farsi pagare, allora non capisce un c*zzo di motori di ricerca e/o è rimasto agli albori di internet, quando i siti erano pochi e anche scegliendo un webmaster qualsiasi (o una webagency del c*zzo) potevi raggiungere la prima pagina;

Tra disosnesti e incompetenti, onestamente, non so cosa sia peggio. A ogni modo, se vuoi continuare ad aspettare, potresti farlo in eterno. Quindi, visto che hai tempo da buttare, tanto vale che continui a leggere.
Oppure scrivimi subito a lucabartoli@gmail.com

Cosa significa ottimizzare o ottimizzazione di un sito web?

Non sono un gran fan delle definizioni, ma di Wikipedia sì. E l’enciclopedia libera sostiene che

Con il termine ottimizzazione (in lingua inglese Search Engine Optimization, in acronimo SEO) nel linguaggio di internet si intendono tutte quelle attività volte ad ottenere la migliore rilevazione, analisi e lettura del sito web da parte dei motori di ricerca attraverso i loro spider, al fine di migliorare (o mantenere) un elevato posizionamento nelle pagine di risposta alle interrogazioni degli utenti del web.

In poche parole ottimizzare un sito significa far sì che più utenti possibile lo trovino quando fanno le loro ricerche. Che è poi il motivo per cui stai leggendo questa pagina e continui a farlo nonostante ti abbia punzecchiato più volte e quanto ho scritto fin ora più o meno già lo sapevi. Vediamo di ripagare questa tua fiducia con qualche risposta che ti aspetti meno.

Differenza tra ottimizzazione e indicizzazione.

“Il suo sito è già stato indicizzato da Google! Col tempo vedrà che salirà di posizione. Fanno XXX euro.” Se il tuo webmaster/la tua webagency ti ha detto così e tu l’hai pagato/a, ringrazialo/a. Ti ha dato una lezione che vale per tutta la vita dal titolo “Quanto costa l’ignoranza.”

“Ottimizzare un sito” e “Indicizzare un sito” sembrano, ma non sono la stessa cosa.
Oltretutto un sito solitamente si indicizza da solo, anzi per essere corretti sono i motori che lo indicizzano. Basta che il tuo webmaster non abbia messo dei comandi tipo “noindex” che scoraggia i motori di ricerca a registrare nella propria memoria la presenza del tuo sito, e vedrai che il tuo sito è stato indicizzato.

Se non mi credi, fai questa ricerca sul Google. Cerca:
site:www.nomesito.dominio
Dove per dominio intendo .it, .com e punto quello che ti pare…

indicizzare un sito web

Vedrai che un tot di pagine sono state indicizzate, forse più di quante ne abbia il tuo sito stesso. Il problema è che quando fai le tue ricerche (magari falle in modalità anonima per essere sicuro che non siano influenzate dalle tue visite precedenti) il tuo sito non esce.

Consolati, magari, esce in esima posizione e tu non te ne rendi conto perché ti stanchi prima.

Con che strumenti si misura l’ottimizzazione di un sito?

Se il tuo webmaster ti ha detto “E poi ho installato anche Google Analytics che permette di monitorare il traffico” e ha aggiunto “...e l’ottimizzazione del sito“, prepara una mazza chiodata e progetta di fargli visita nel cuore della notte.

Scherzi a parte, Google Analytics offre dati per analizzare il numero di visitatori e il loro comportamento. Punto. Non è lo strumento giusto per monitorare ottimizzazione di un sito, ma neppure la sua indicizzazione. Anche se è di Google.

La grande G, a questo scopo, offre Google Search Console (altrimenti conosciuto come Webmaster Tools). Calcola che se il tuo fornitore non te l’ha installato o, peggio, non lo conosce, è ufficialmente giunto il momento di cambiare fornitore.

Google Search Console offre dati molto interessanti.

motori di ricerca ottimizzazione

  • click ricevuti dalle ricerche Google;
  • impressioni del tuo sito tra le ricerche di Google;
  • CTR ovvero il rapporto tra impressioni/click;
  • posizione media;

Tutto questo sia per il sito in generale, sia per le singole keyword.

Inoltre ti offre altri dati importanti come:

  • i link che rimandano al tuo sito;
  • lo stato dell’indicizzazione;
  • eventuali errori;
  • metriche relative alla scansione;

indicizzazione sito web

Nonostante questi dati siano fondamentali, non sono sufficienti a dirti quanto è ottimizzato il tuo sito.

Per questo puoi usare www.whatsmyserp.com/serpcheck.php che ti permette di testare fino a 20/25 keyword alla volta, a livello globale o locale. Se hai un sito in italiano, ad esempio, ti conviene testare tutto indicando Italia (google.it).
In alternativa ti segnalo (se whatsmyserp.com fa le bizze, come fa ultimamente) https://www.serplab.co.uk/ dal funzionamento analogo, con meno limiti circa le keywords ma produce grafici dell’evoluzione meno carini.

miglior ottimizzazione siti web

Tieni presente che:

“se non sei in prima pagina (Curr <11) è molto dura tu riesca a fare business con il tuo sito,
se non sei neppure in seconda (Curr <21) è difficile anche ricevere visite,
se non sei neppure in terza (Curr <31), semplicemente non esisti.”

Quanto tempo è necessario per ottimizzare un sito?

“Seo una botta e via”? No, grazie.

Personalmente, ritengo che chi propone di ottimizzare un sito con formule “one shot” o “una tantum” sia un disonesto o un ignorante totale. Ma per esperienza non esistono professionisti ignoranti, al massimo esistono “professionisti improvvisati” (tipo un webmaster che si dà toni da seo specialist). Ma, se nell’improvvisarsi assicura dei risultati, per me rientra nella categoria disonesti.

A mio modestissimo parere, un progetto di ottimizzazione serio dura minimo 6 mesi con verifica mensile dei risultati raggiunti, valutazioni, eventuali modifiche della strategia e chi più ne ha più ne metta.

è più facile indicizzare un sito esistente o uno nuovo?

Già sul finire del ‘900 la verginità non era più considerata un valore. Anzi.
Google è nato nel 1997 e non è solo figlio del suo tempo, ma considera proprio negativamente la verginità/novità di un sito. Sì hai letto bene: un “sito nuovo”, cioè un nuovo url appena registrato con sopra un sito fiammante, bellissimo, stupendo, responsive ecc per il principale motore di ricerca (come per i suoi fratelli), a parità di altri fattori, vale meno di un sito vecchio e brutto, magari fermo da anni.

L’anzianità è un valore per i motori di ricerca, o come lo sintetizzo io
“A Google piacciono le cougar  e impazzisce per le granny”.

Questo ha una spiegazione pratica pratica: i motori di ricerca pensano agli utenti (non hai webmaster, alle web agency e neppure ai proprietari dei siti) e li tutelano siti “improvvisati” (su cui magari qualcuno sta facendo una campagna seo “one shot”). I siti nuovi prima di raggiungere una posizione di rispetto devono meritarsi una certa credibilità.

Quindi se hai un sito vecchio, registrato da anni, caduto in rovina e vuoi ripartire con un sito nuovo fiammante, cambiare l’indirizzo è la più grande c*zzata che potresti fare. Potrei consigliarti la cosa solo in rarissimi casi di penalizzazione per tecniche SEO scorrette, ma parliamo dello 0,00001% dei casi. Nella stragrande maggioranza dei casi, se hai un sito vecchio, su cui non hai mai fatto SEO, nelle mani giuste può valere tantissimo. 

Se poi il tuo fornitore attuale (webmaster, web agency o web amico) ti ha detto che grazie a un redirect non “perderai nulla”, mira il centro del suo naso e colpiscilo con tutta la forza che hai. Tu non sai perché, ma lui sì. E se non lo sa, deve imparare.

Come si ottimizza un sito web?

Considerando che il titolo della pagina è “Ottimizzazione Siti Web | Guida Per Ottimizzare un Sito.” mi sembra anche giunto il momento di porre e rispondere a questa domanda. Non lo farò con una definizione da manuale, ma con un’approssimazione abbastanza comprensibile. Vedi sto ottimizzando il tuo tempo e latua attenzione…

Nella pratica, quando parliamo di ottimizzazione parliamo di due cose diverse e complementari:

  • Ottimizzazione interna: di cui l’aspetto principale sono i testi delle pagine, i metatag e tutto quello che passa per buone pratiche di seo copywriting;(solitamente competenza di un seo copywriter)
  • Ottimizzazione esterna: ovvero tutto quello che, all’esterno del sito, si può fare per renderlo più interessante per i motori di ricerca (solitamente competenza di un seo specialist) che quindi decideranno farlo apparire in alto nei loro risultati. Qui parliamo di link building o come lo chiamo io “seo content marketing” (se clicchi, calcola che l’articolo è abbastanza datato);

SEO copywriter + SEO specialist = SEO specialist copywriter

Per usare una metafora: con l’ottimizzazione interna si rende il sito aerodinamico e con quella esterna lo si spinge più forte che si può per fargli prendere velocità. O il volo, se chi te lo ottimizza è veramente bravo.

Quanto pesano nell’Ottimizzazione  i fattori interni e quanto quelli esterni?

Qui andiamo sul tecnico, quindi devo smettere di scrivere cazzate. E se le voglio continuare a scriverle devo sostanziarle, o almeno giustificare, o almeno citare qualcuno più credibile di me. Eccolo.

ottimizzazione google

Questo grafico è il risultato delle stime dei 72 principali esperti di SEO del mondo sul peso dei singoli fattori. Riassumendolo i fattori interni pesano per circa il 15% mentre quelli esterni su cui un professionista può agire tra il 42% e il 49%
Il resto dipende dalle performance del sito, dal server, dall’host e cose simili.

Per onestà ti ho parlato di “stime” perché nessuno, né i migliori seo specialist del mondo, né tanto meno io, sa l’esatta formula dell’algoritmo di Google. E per non sbagliarsi, la grande G la cambia spesso.

Chi può ottimizzare un sito web?

Ti levo subito il dubbio: tu no. Non te la prendere a male, non è il tuo mestiere. A meno che tu non sia un seo copywriter e un seo (specialist/expert) o un seo copywriter specialist come definisco io chi sa fare entrambe le cose. Ma se lo sei, a che scopo arrivare fin qui a leggere?

Quindi se stai leggendo questa guida con l’intento di scoprire i segreti dell’ottimizzazione e applicarli per il tuo sito, sei cascato malissimo.Non ci sono scorciatoie, trucchetti per ottimizzare un sito più velocemente, tecniche oscure e supercazzole seo. Qui trovi solo il prezioso dei consigli, quello che ti farà risparmiare tempo e molto, moltissimo denaro:

Per ottimizzare il tuo sito, affidati a un professionista dell’Ottimizzazione.

In questo modo avrai chiaro quanto ti costa quest’attività (quindi potrai calcolarne il valore e il ritorno) e non ruberai tempo alla tua attività principale. Se fai da solo, ti preannuncio un fallimento seo, nella migliore delle ipotesi. Ma potresti anche insistere e trascurare la tua attività principale (che poi è il tuo fine, mentre l’ottimizzazione è solo un mezzo).

Se vuoi, posso consigliarti chi ha ottimizzato il mio sito con risultati notevoli (non a caso sei finito su questa pagina) e quelli di chi mi ha chiesto consiglio fino a oggi con risultati anche migliori, scrivimi pure a lucabartoli@gmail.com

Quanto costa l’Ottimizzazione di un sito?

A parere mio, un listino standard è contrario all’idea stessa di “ottimizzazione” che per me è una sorta di mix tra efficacia ed efficienza.
In teoria, i fattori che influenzano il costo di un progetto di ottimizzazione sono per lo più:

  • la situazione attuale;
  • l’intervento necessario (fattori interni e/o esterni);
  • il numero di keyword su cui si desidera ottimizzare il sito;
  • la competitività delle serp;
  • il potenziale ritorno dell’investimento;

Ma spesso a guidare il tutto è il budget disponibile.
Basta chiarire, da subito, che investimento seo e risultati seo sono più che direttamente proporzionali e sotto una certa cifra al mese (per almeno 6 mesi) tanto vale trovare altre forme di promozione.

SEO low budget = low results.

Un professionista onesto si riconosce dalla chiarezza.

Come scegliere il professionista che può ottimizzare il tuo sito.

Tu andresti mai da un dietologo grasso?
Seguiresti i consigli di un personal trainer che fisicamente lascia molto a desiderare?
Andresti mai da uno psicologo fuori di testa?

Io no. Magari i miei sono solo pregiudizi, ma credo che la coerenza conti (per la cronaca, anche i motori di ricerca la pensano come me). Ne deriva che se è un vero “esperto di ottimizzazione” non ha bisogno di venirti a cercare.

Se è veramente bravo, sei tu a cercarlo e trovarlo sui motori di ricerca (più o meno come hai fatto con questa pagina) e a chiedergli un preventivo. Diffida quindi da chiunque faccia Push marketing (telefonate, mail non richieste, annunci pubblicitari, ma anche Google Adwords…) se è davvero bravo non gli serve. E se li usa non è abbastanza bravo.

ottimizzazione push pull marketing

Conclusione per “Ottimizzazione Siti Web | Un’Ottima Guida Per Ottimizzare il tuo Sito”.

Penso che si potrebbe riassumere tutto quello che ho scritto con due considerazioni:

  1. Se il tuo sito non è ottimizzato, non vale nulla. Anzi meno di nulla.

  2. Se vuoi ottimizzare il tuo sito, non perdere tempo e chiedi a un professionista SEO.

Per commenti, insulti o consigli, la mia mail è sempre: lucabartoli@gmail.com

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Testo ottimizzato

Un testo ottimizzato inizia sempre con un Titolo 1 (h1).

Il più delle volte segue un Titolo 2 (h2), che non fa mai male.

E, se proprio vuoi fare la/il brillante, puoi inserire un Titolo 3 (h3), sotto forma di call to action. Ad esempio: Scopri come scrivere un testo ottimizzato grazie al seo copywriting.

Come hai capito già da queste prime righe un testo ottimizzato (tecnicamente si dice seo oriented) non è ottimizzato per i fatti suoi ma lo è in funzione di una o più keywords.
L’obiettivo è far notare ai motori di ricerca prima e agli utenti poi che il sito, la pagina, l’articolo o il post in cui è presente il testo è una fonte autorevole, già per come è scritto. Una sorta di wikipedia del… in questo caso …del testo ottimizzato.
Lo scopo, come un po’ tutto quello che inizia con seo- o con ottimizz-, è ottenere il maggior traffico organico (quindi non a pagamento) possibile dai motori di ricerca.

testo ottimizzato a cosa serve

Come hai notato, già in questo inizio di esempio di articolo seo, la ripetizione della keyword quando scrivi (anche) per i motori di ricerca è importante ma NON deve mai rendere quello che scrivi poco piacevole da leggere.
La frequenza di ripetizioni ideale va dall’1% al 2%. Questo significa che se il tuo testo ottimizzato è di 400/500 parole (non caratteri, ho scritto “parole”) potrai/dovrai ripetere la keyword principale minimo 4/5 volte (magari nei titoli) e al massimo 8/10 volte.  Fallo meno e per i motori (e per gli utenti) non sarà facile capire che lì stai parlando di quell’argomento… Fallo di più e rischi una penalizzazione per keyword stuffing, che si traduce letteralmente con “imbottitura di parole chiave“.

Come hai visto un post o un articolo ottimizzato seo (ma la stessa cosa vale per il testo di una pagina fissa) è suddiviso in paragrafi, che trattano ognuno un sotto-argomento, talvolta un sotto-sotto-argomento.

Come si crea un testo ottimizzato?

Essenzialmente ci sono due possibilità, scegli tu quale seguire:

  1. Scrivi il tuo pezzo fregandotene dell’ottimizzazione. Quando sei soddisfatto di ciò che hai scritto lo modifichi quel tanto che serve a rispettare le regole del seo copywriting, anche se io preferisco chiamarle “le buone abitudini di un seo copywriter, anzi di un seo specialist copywriter, per darsi un tono. Tornando a te, soprattutto se non hai dimestichezza con questi argomenti, questa potrebbe essere la miglior soluzione.
  2. Scrivi il tuo pezzo, consapevole dall’inizio di cosa rende quello che scrivi un testo ottimizzato. Richiede un po’ di allenamento e di abitudine, ma alla lunga permette di ottimizzare parecchio anche i tempi.

Direi che con questi due percorsi alternativi e quello che stai per leggere, non hai più scuse. Ma prima leviamoci un paio di dubbi.

L’ottimizzazione del testo può essere un limite per la creatività di un copywriter?

Dipende da te e dalla tua idea di creatività. Se pensi sia creativo essere criptico ed esplicitare il tema di cui parli nell’ultima riga di quello che hai scritto, la vedo male. Almeno dal punto di vista dei motori di ricerca.
Magari sei il nuovo Bukowski e te ne puoi fregare delle tecniche di scrittura seo o magari non lo sei ancora e ti conviene continuare a leggere.

Se per “creatività”, come copywriter, intendi il giocare con le parole e con il lettore, allora con un testo seo oriented puoi divertirti. Sì lo so, a me piacciono i giochi di parole, quindi io su questo non faccio testo.

A ogni modo, se posso darti un consiglio, più che a scrivere in modo creativo, per diventare un buon seo copywriter, impegnati a scrivere in modo empatico, sforzandoti di capire cosa vuol sapere il tuo pubblico riguardo un certo tema.
Quali sono le domande che un lettore-modello, che ha appena googolato quella parola perché vuole saperne di più, ha in testa?
Fatti questa domanda ogni volta che stai per scrivere e i motori ti premieranno.
E ti assicuro è molto più facile di quanto immagini, visto che i motori tengono traccia del fatto che chi cerca X poi cerca anche Y, Q, Z ecc.

Ecco come fare in 3 semplicissimi passaggi:

  1. Prendi la keyword attorno a cui ruota il tuo testo ottimizzato
  2. La metti nella finestra di ricerca su google
    testo ottimizzato google
  3. Te ne freghi dei risultati e scrolli in fondo alla pagina
    testo ottimizzato ricerche correlate

Niente male per trovare idee, sinonimi e altre keyword da ottimizzare. Per quelle che decidi di ottimizzare puoi tenerti tra lo 0,5% e l’1%.

Tecniche di scrittura seo e leggibilità.

Contrariamente a quanto si pensa solitamente, ma calcola che per quanto riguarda il seo copywriting in Italia siamo veramente messi male (e te lo dimostra il fatto che se cerchi “miglior seo copywriter” esca io tra i primi risultati), un articolo ottimizzato seo deve essere leggibile. E i motori di ricerca sanno come “leggere la leggibilità” (sui giochi di parole ti avevo appena avvisato) e la misurano con alcuni criteri che ti conviene conoscere e usare a tuo vantaggio:

  • Ogni sottotitolo (Titolo 2 o Titolo 3) deve essere seguito da non più di 300 parole (parole non caratteri)
  • Ogni paragrafo non deve contenere più di 150 parole
  • Le frasi, da punto a punto, devono contenere al massimo 25 parole
  • Il 30% delle frasi devono contenere parole o frasi di transizione

Tutto sommato, se ci pensi, un testo scritto così, oltre a essere ottimizzato, si legge meglio. A questo punto però la domanda ti nasce spontanea:

Quali sono gli altri criteri da rispettare affinché un testo sia ottimizzato (o seo oriented)?

Ottima domanda! Grazie al c… l’ho scritta io.
Però, scherzi a parte, queste poche semplici regole possono fare la differenza tra un testo e un testo ottimizzato e per te tra essere un copywriter, come ce ne sono tanti, e essere un seo copywriter. E ti assicuro ce ne sono pochi bravi e, se lo sono, sono abbastanza richiesti.

Testo ottimizzato: cosa non può mancare?

Alcune cose le abbiamo già viste, altre le puoi intuire, visto che questo è a tutti gli effetti un esempio di articolo seo:

  1. Serve almeno una keyword intorno a cui è costruito il testo ottimizzato, l’ideale è che non sia stata usata (come keyword principale) in altri articoli
  2. La keyword principale è presente nell’url, all’inizio del title (max 70 caratteri) e presente anche nella description (dopo l’ultimo aggiornamento anche 200/250 caratteri, ma calcola che da mobile se ne vedono meno)
  3. La keyword principale è presente nel testo fin dalla prima frase e con una frequenza che va dall’1% al 2%. Sono da contare anche tutte le volte (ed è bene che siano buona parte) in cui appare nei vari titoli e sottotitoli
  4. La keyword principale è presente nell’attributo Alt (testo alternativo) delle immagini (in questo caso però l’immagine non deve essere un link)
    testo ottimizzato campo alt delle immagini
  5. Link interni ad altre pagine dello stesso sito (la keyword principale non deve far parte del link, se no è come dire “Google se vuoi saperne di più sul tema keyword vai sull’altra pagina…” che in teoria è ottimizzata per un’altra parola chiave)
  6. Almeno un link esterno (in questo caso è ancora più importante che la keyword principale non faccia parte del link). Il consiglio qui è quello di linkare fonti autorevoli, di valore, come Wikipedia un po’ per tutto o standoutcomunicazione.it per il personal branding o magari lucabartoli.info per il copywriting
  7. Minimo 300 parole di testo, almeno 400/500 è l’ideale, ma se superi le 1.000 è ottimo: hai scritto una wikipedia del tuo argomento.

Cosa è bene che ci sia in un testo ottimizzato?

Se le 7 appena viste sono le regole, questi sono i consigli. Non li numero nemmeno, ma ti consiglio di seguirli:

  • Titoli e sottotitoli frequenti: non aspettare di arrivare a 300 parole. Aiuta i tuoi lettori. A meno che non siano super interessati come te in questo momento, non leggeranno tutto tutto, ma “scansioneranno” la pagina alla ricerca delle risposte alle loro domande e se tu la domanda la metti in luce con un titolo hai fatto bingo!
  • Call to action nel title e/o nella description che inviti l’utente a scegliere il tuo articolo ottimizzato o la tua pagina seo oriented e non gli altri 9 risultati
  • Grassetto sulle parole più importanti e corsivo se serve
  • Elenchi puntati e numerati, i motori di ricerca e gli utenti li apprezzano parecchio, li trovano “attenzionali“, mentre scansionano la pagina
  • Linka da altre pagine o siti la pagina o l’articolo con il testo ottimizzato, usando la keyword principale

Quanto può favorire un testo ottimizzato l’ottimizzazione della pagina o del sito stesso?

Il 15%, ma ti rimando a una guida al seo copywriting per scoprire il perché.

Quali sono gli altri fattori che determinano l’ottimizzazione (oltre al testo ottimizzato)?

Vedi sopra…

Direi che hai l’ultima domanda… Giocatela bene.

Puoi fornirmi un esempio di testo seo?

A questo punto ho io una domanda per te: cosa pensi di aver letto finora?

luca bartoli seo copywriter specialist

Luca Bartoli
lucabartoli@gmail.com
Seo specialist copywriter
Seo copywriter
Freelance copywriter
E altre cose di cui i miei genitori non vanno proprio proprio orgogliosi

 

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Seo copywriting

Cos’è il seo copywriting?

A cosa serve il seo copywriting?

Quanto può fare la differenza per l’ottimizzazione del tuo sito il seo copywriting?

Se quando hai sentito per la prima volta (o l’ultima) l’espressione “seo copywriting” ti sei fatto una delle domande riportate sopra, sei il lettore perfetto per questo articolo. Pezzo che non ha nessuna pretesa di essere una bibbia sul seo copywriting ma solo una mia personalissima guida sul tema.
Se invece cerchi “servizi di seo copywriting” per ottimizzare il tuo sito, sei sulla strada giusta ma sulla pagina sbagliata. Ti toccherà fare un’altra ricerca, oppure scrivermi a lucabartoli@gmail.com

Perché scrivo una guida al seo copywriting?

miglior seo copywriter

Innanzitutto perché, prima come seo copywriter e poi come seo specialist copywriter, è un po’ che me ne occupo. Qualcuno sostiene anche con un discreto successo. E poi perché scriverla oggi non è poi così impegnativo. (Continua a leggere per capire perché…)

Ma andiamo per ordine (inverso) rispetto alle domande appena fatte:

Quanto può fare la differenza il seo copywriting?

Il 15,04%
Non ti aspettavi una risposta così secca, vero?
15% circa è la stima che i migliori seo copywriterseo specialist del mondo hanno fatto del peso dei fattori onpage, in particolare all’uso della parola chiave.

importanza seo copywriting

Ora io non so se il “peso” sia esattamente questo allo zero virgola, ma senza dubbio un sito senza testi ottimizzati (frutto di un ottimo seo copywriting) non ha chances di aspirare alle posizioni più alte sui motori di ricerca.

Niente SEO copywriting, niente ottimizzazione.

Per dirtela con 5 parole.

A cosa serve il seo copywriting?

Per il mio personalissimo punto di vista

il seo copywriting serve a far conoscere le proprie idee originali al maggior numero di persone possibile.

In questa frase. per me, c’è racchiusa l’essenza del seo copywriting. Scomponiamola:

  • il seo copywriting serve… e serve tantissimo, a generare traffico
  • …a far conoscere… alla fine non è per questo che si scrivere (copywriting)? Per farsi conoscere e far conoscere il proprio punto di vista?
  • …le proprie idee originali… qui il sottinteso è che se non hai idee originali da trasmettere, non ti mettere a scrivere… I lettori la sentono subito la puzza di copiancolla e i motori di ricerca, ancora prima.
  • …al maggior numero di persone possibile Ti stuzzica, vero? E fai bene a farti stuzzicare… perché sì, se hai idee, se sono originali, se scrivi per farle conoscere attraverso le migliori tecniche di seo copywriting, i motori ti premiano e il tuo pensiero può essere letto, anche da centinaia o migliaia di persone. Anche se l’argomento è molto specifico.

a cosa serve il seo copywriting

Ma quindi, cos’è il SEO copywriting?

Dulcis in fundo, rispondo alla domanda più importante.

Il SEO copywriting è l’insieme di buone abitudini che tengono conto del fatto che quello che scrivi sarà “letto” anche dai motori di ricerca.

Anche questa frase, se la scomponiamo – secondo me – dice tutto.

  • Il SEO copywriting è l’insieme di buone abitudini… più che parlare di “tecniche”, termine un po’ freddo, imperativo e meccanico, io preferisco parlare di “abitudini”, parola più calda, meno coercitiva e invasiva.
  • …che tengono conto del fatto che… in effetti, è proprio così, il seo copywriting porta a una scrittura online più consapevole.
  • …quello che scrivi sarà “letto” anche dai motori di ricerca. Bingo! e in quel “anche” c’è tutto.Quindi, mai sacrificare la leggibilità e l’attenzione al lettore in carne e ossa per sedurre un motore di ricerca.

Ok, ma quali sono queste “buone abitudini di scrittura” che faranno innamorare delle mie parole i motori di ricerca?

Aspetta, ora te le elenco tutte. Anzi l’ho già fatto.
Non ora, ma anni fa, quando keliweb mi chiese di creare per loro una Guida al seo-copywriting. Visto che ritengo sia ancora valida e non ho voglia di scriverne un’altra, te la riporto qui sotto, aggiornando quello che è cambiato nel frattempo.

Hai in mente quando prima ti dicevo”E poi perché scriverla oggi non è poi così impegnativo. (Continua a leggere per capire perché…)
Ecco, tu hai continuato a leggere e hai capito il perché.
Grande!

SEO copywriting. La guida non definitiva.

Diventa un copywriter migliore grazie al SEO copywriting.

seo guida copywriting

La verità su chi scrivere per il web.

Giornalista online, web copywriter, webwriter, blogger, articolista, storyteller, copywriter seo… la galassia di chi scrive online sembra popolata di tante specie diverse, suddivise in tribù tematiche e, ancora, in clan (e persino sotto clan) che ruotano intorno a un sito o a un portale. Al di là delle proprie autorappresentazioni, così come alle leggi della fisica, della biologia o della termodinamica non frega nulla di chi sei, di che colore hai la pelle, che lingua o che dialetto parli, allo stesso modo i motori di ricerca funzionano democraticamente per tutti, senza esclusione. Quindi tutti, prima o poi, devono farci i conti.

Gli atteggiamenti tipici di chi scrive per fare questi conti sono due:

  • Rifiuto ostinato: “No, io quella cosa lì non la faccio e non me ne frega niente!” Atteggiamento tipico di chi ha scelto di scrivere per vivere, sognando di diventare il nuovo Hemingway o il prossimo Bill Bernbach. Sotto sotto il web gli sta un po’ sulle p*lle, ma non è abbastanza onesto intellettualmente da ammetterlo. In cuor suo sogna il ritorno a un mondo di carta stampata. Se continuano a disboscare l’Amazzonia, ora sapete chi è il mandante morale.
  • Accettazione passiva: “Ok riempio il testo di Keywords, metto i link giusti, piuttosto che copiare mi taglio una mano e poi cos’altro devo fare?” Sicuramente più costruttivo come atteggiamento ma questa seo-sottomissione è altrettanto deleteria al fine di produrre contenuti di qualità e farli trovare a chi è interessato a quell’argomento.

Fortunatamente esiste una terza via e consiste nell’utilizzare le “buone pratiche di seo copywriting” per scrivere meglio. È proprio questo l’argomento di questa guida, praticamente, un corso di seo copywriting in formato Bignami.

Seo copywriting-izza il tuo pensiero.

Sì, hai letto bene. Ho scritto pensiero. Magari non te ne rendi conto ma è quella cosa che fai anche tu prima di iniziare a scrivere. Più o meno da quando il lavoro ti è commissionato (sotto forma di mail, brief formale o “ci sarebbe da scrivere di…” al telefono o davanti alla macchinetta del caffè), oppure se hai un blog personale o legato a una tua passione, tra quando decidi di raccontare un episodio, condividere un pensiero o un’emozione e quando tocchi per la prima volta un tasto. Lo so, un po’ per colpa dei ritmi e po’ grazie alle abitudini trasmesse dai social network, questo tempo si è spesso ridotto a pochi, pochissimi istanti e parlare di pensiero può sembrare un’esagerazione. Non ti preoccupare, i tuoi lettori se ne accorgono.

A ogni modo, sia nel titolo sia nel paragrafo precedente, ho parlato di pensiero e non di scrittura perché, personalmente, ritengo che il lavoro debba essere fatto a monte. Se lo fai a valle, cioè se prima scrivi e poi cerchi di rendere il tuo pezzo un po’ più da seo copywriter, stai facendo litigare il piccolo Hemingway che c’è in te con un correttore di bozze antipatico che non parla la sua lingua. Un duello tra emisfero destro e sinistro che, nel migliore dei casi, può darti una brutta emicrania, oltre a farti perdere un sacco di tempo.

Quindi se vuoi usare questa guida, leggila e rileggila prima di scrivere il tuo prossimo pezzo.
Tipo adesso che non stai facendo un beneamato c*zzo.

Le 15 tecniche di scrittura seo che cambieranno per sempre i tuoi testi. Speriamo in meglio.

1. Se hai delle idee, #escile subito.

Il mantra dei fan italiani di Emily Ratajkowski è, probabilmente, il miglior consiglio professionale che potrai mai ricevere, seguire e/o dare a qualcuno nella tua vita. Descritta così sembra una vita un po’ triste, vero? Lo so, è che adoro umiliare il prossimo e tu hai avuto la pessima idea di metterti a leggere un mio pezzo.

Al di là del mio disprezzo per te, l’idea è che i motori di ricerca, ma anche i tuoi lettori, non hanno tempo da perdere ed energie da sprecare: vogliono capire subito di cosa stai parlando. Quindi non ci girare intorno, chiariscilo subito. Non cercare un titolo criptico la cui interpretazione richieda più di un paio di sinapsi, hai al massimo due righe per conquistare l’attenzione del tuo lettore e di Googlebot. Giocatele bene. Se vuoi divagare, giocare con le parole o disprezzare il lettore, hai tempo per farlo. Dopo che avrai conquistato l’interesse almeno di un lettore.

2. Empatizza con il tuo pubblico.

Non ti sto chiedendo di provare quello che sente chi ti potrebbe leggere; se lo facessi io, mi starei prendendo a schiaffi. Basta che ti limiti a chiederti cosa potrebbe cercare chi è interessato a ciò di cui stai per parlare. Se non riesci a fare questo sforzo cognitivo, o semplicemente non ne hai voglia, Google ti aiuta. Basta una ricerca, ad esempio googolando “seo copywriting” in fondo alla pagina ho trovato link a ricerche più specifiche e alternative. Ad esempio:

  • Seo copywriting guida, che guarda caso mi sono speso nel titolo;
  • Copywriter seo, che trovi subito all’inizio;
  • Corsi seo, usato al singolare qualche riga sopra;
  • Tecniche di scrittura seo, usato appena dopo;
  • Seo copywriting cos’è, sinceramente non avevo voglia di usarlo, per rispetto a te ma soprattutto a me stesso. Quindi lo riporto solo qui;
  • Seo copywriting it, onestamente non so perché Google lo indichi, visto che cercando “seo copywriting”, con navigazione anonima, il sito seocopywriting.it risulta nella nona e penultima posizione della prima pagina;

3. Organizza il tuo pensiero in paragrafi.

Tanto per cominciare il testo suddiviso in paragrafi riduce la probabilità di panico dei lettori di fronte a una pagina piena di parole, quindi aumenta la probabilità che ti leggano anziché cliccare da un’altra parte in cerca di una lettura meno impegnativa. Poi i paragrafi li aiutano a seguire la tua argomentazione. Naturalmente questo vale anche per spider dei motori, che nella pratica simulano quello che fa un lettore molto pigro.

Seguire questo principio, però, serve soprattutto a te. A schiarirti le idee, perché i paragrafi devono avere una loro coerenza interna. Se ogni testo fosse un viaggio (che metafora orrenda!) ogni paragrafo sarebbe una tappa intermedia. Non ti ho convinto piccolo Hemingway? Allora mettiamola così: il libro ha i capitoli, la pagina web ha i paragrafi.

4. Titoli come se piovessero.

È un po’ la conseguenza logica dei punti 1 e 2. I titoli servono sia a #uscire le idee sia a organizzare il pensiero. È il tuo modo per segnalare ai motori di ricerca di cosa parli nel paragrafo o nei paragrafi successivi. Il titolo sintetizza, quindi sii sintetico. Al tempo stesso, essendo più evidenti rispetto al resto del testo, puoi usare i titoli per mandare dei messaggi diretti al lettore. Per i fan degli anglismi sono le “Call to action”, espressione abbastanza abusata, anche perché “invito all’azione” suona un po’ sfigato.

Non tutti i titoli sono uguali, sia per chi scrive sia per chi legge, ma soprattutto, sia per word sia per il web. Il programma di videoscrittura più diffuso del mondo ti permette di scegliere tra Titolo 1, Titolo 2, Titolo 3, Titolo 4… mentre l’html ha i tag <h1>, <h2>, <h3>, <h4>… e naturalmente non è una coincidenza. Quindi tira fuori il Bill Bernbach che è in te. Personalmente utilizzo un h1, due o tre h2 e un h3 ogni due o tre paragrafi, ma non è una scienza.

5. Ripeti spesso le keyword che t’interessano, ma in modo naturale.

Agli albori del web, bastava ripetere una keyword tante volte (keyword stuffing) per scalare una serp. Vista la velocità della rete, da allora sono passate vere e proprie ere geologiche, che prendono il nome di aggiornamenti. Se tratti un tema, è naturale che ripeterai la parola o espressione di cui stai parlando, ma non sforzarti nel farlo. Quindi non esagerare, i motori se ne accorgerebbero e ai tuoi lettori darebbe fastidio.

Non ci credi? Prova a immaginare se in ogni frase, allo scopo di indicizzare questo testo per “seo copywriter”, mi mettessi a ripetere la keyword “seo copywriter”… Dopo qualche riga abbandoneresti il testo pensando “Ho capito: il seo copywriter è uno che scrive di m*rda”. Poi magari, per farlo anche tu (il seo copywriter), ti metteresti a ripetere la keyword che a te interessa (nel mio caso “seo copywriter”, ma tu probabilmente ne hai un’altra in mente) nei tuoi testi. Se la cosa dilagasse e il web si riempisse di seo copywriter da strapazzo, ci ritroveremmo con siti illeggibili, pagine piene di ripetizioni e la gente ricomincerebbe a leggere i libri cartacei. Quindi, se vuoi salvare l’Amazzonia, vedi di diventare un seo copywriter decente e non fare keyword stuffing.

6. Usa il grassetto.

Il grassetto evidenzia al lettore alcune parole o frasi cui lo scrittore vuole dare enfasi. Supponendo che un lettore sia molto pigro o frettoloso (non come te che leggi parola per parola, nonostante ti abbia disprezzato più di una volta), quel lettore molto probabilmente leggerebbe giusto i titoli e le parole in grassetto. Con una buona approssimazione di verità, possiamo ipotizzare che sia quello che fanno i motori di ricerca quando finiscono su una pagina scritta da te.

In teoria, secondo le principali guide sul seo copywriting, ci sarebbe da usare anche il sottolineato e il corsivo. Ma pare che enfatizzino meno, quindi se vale la pena di enfatizzare, io vado di bold o di grassetto. A meno che non si tratti di un “virgolettato”, una citazione o un discorso diretto. Mentre il sottolineato mi fa casino coi link.

7. Non trascurare i metatag.

Entriamo un minimo sul tecnico, ma è necessario. I metatag title e description influenzano l’anteprima del nostro sito nei risultati del motore di ricerca. Quindi:

  • Nel title hai a tua disposizione dai 60 ai 70 caratteri, sicuramente inserisci qui la/le keyword/s che ti interessa/no, magari usando modi diversi di scrivere la stessa cosa;
  • Usa la description (oggi tra i 200 e 230 caratteri) per catturare il lettore, incuriosirlo, fargli venir voglia di cliccare;

8. Usa gli elenchi puntati (e quelli numerati).

Non saremo nipoti di Cesare Beccaria, ma non siamo neppure i figli della str*nza, quindi se anche per Manzoni era “Aiutati che il ciel t’aiuta”, per noi può essere “Aiuta il lettore che il motor t’aiuta”. E gli elenchi puntati (o numerati) aiutano parecchio:

  • Spezzano il testo;
  • Offrono la sensazione di essere più facilmente memorizzabili;
  • Danno ritmo;
  • Anche esteticamente fanno la loro porca figura;
  • Hanno molte più probabilità di essere letti.
    Non a caso, pur saltandoti un po’ delle cazzate che ho scritto sopra, stai leggendo qui proprio adesso;
  • Si sto parlando proprio con te;
  • Vedi: ne sto abusando, eppure continui a leggerli;
  • Sono irresistibili;

9. Cita e citati senza vergogna.

I link, sia interni sia esterni, sono importantissimi. Fondamentali. Circa i link esterni c’è addirittura chi sostiene che possano essere utili ad accreditarti, se citi fonti e siti importanti (che sul web si dice “ad alto pagerank”) ma c’è anche chi sostiene che facciano perdere forza alla tua pagina. Ancora una volta, non è una scienza. Nel dubbio fai sempre sì che siano più i link interni (a pagine del tuo stesso sito) che quelli esterni. Se devi prendere un sito a modello, nel dubbio fai come fa Wikipedia. Anche se le principali guide parlino di 2, massimo 3 link per pagina.

10. Attenzione a come linki.

Sia per i link interni, sia per quelli esterni, sono fondamentali le parole linkate, che quelli tecnici chiamano “anchor text”. Linkare espressioni generiche come “quest’articolo” o “clicca qui” significa sprecare un’opportunità. Quindi, al netto di quanto abbiamo detto fin ora, quando metti un link:

  • Linka le parole giuste, magari una keyword;
  • Metti in bold i link;
  • Se riesci, metti i linknei tuoi titoli;

11. Fai parlare le immagini.

“Luca che c*zzo stai a dire?” Se leggendo il titolo questo è stato il tuo primo pensiero, innanzitutto, ti raccomando un po’ di educazione. In secondo luogo, ti raccomando un po’ di elasticità mentale. Le immagini che carichi in un articolo possono essere belle o brutte, a colori o in bianco e nero, fotografiche o grafiche/disegnate, ma tutte, nessuna esclusa, hanno un nome, che puoi far coincidere con latuakeyword.jpg, magari ripetendola con l’attributo alt quando la inserisci.
Pensaci, ti è mai capitato di finire su un sito cercando un’immagine?
Fai pure sì con la testa, ma non arrossire, non ho specificato che tipo di immagine fosse.

Analogamente puoi inserire un video, magari caricandolo prima sul tuo canale YouTube, così puoi decidere tu sia il titolo sia la didascalia, naturalmente fai si che siano coerenti con l’argomento trattato. Dico YouTube e non Vimeo o qualunque altra piattaforma di video sharing, perché YouTube da qualche anno è proprietà di Google.

12. Chi ben comincia, ben comincia.

Nessuno sa esattamente quanto possa andare a fondo Googlebot. Di certo, le cose più importanti che hai da dire dille (o #escile) subito, entro le prime 150/200 parole, come abbiamo visto al punto #1. Stessa cosa per keywords, stessa cosa per i link, stessa cosa per tutto il resto.

13. Non copiare. E se lo fai, non farti beccare.

Una pagina duplicata non porta nessun valore al lettore, né al web in generale, quindi i motori di ricerca la penalizzano. Tecnicamente, ma non troppo, si parla di filtro antiduplicazione, un setaccio che però non riesce a setacciare sia le traduzioni sia un testo completamente parafrasato, magari con qualche variazione dell’ordine degli argomenti.

14. Non essere pigro.

Lo so, fin ora ti ho detto che gli spider sono pigri e i tuoi lettori, molto probabilmente, non sono da meno. Tuttavia tu non puoi permetterti lo stesso lusso. Perché, a parità di altri fattori, un testo ricco e ben strutturato ha più probabilità di indicizzarsi di uno breve, sull’argomento.

A seconda delle fonti, potresti leggere che un testo per essere seo-friendly è di almeno 300 parole o 400 o 500 o 600 o persino 2.000 parole (ho scritto “parole” non caratteri). Naturalmente, pur essendo in disaccordo, tutti lo affermano con certezza assoluta, anche se non ho mai letto nessuno citare un esperimento. Quindi siamo sempre sul “non è una scienza”. Io non ho la verità, né faccio finta di averla. Mi limito a consigliarti di scrivere un po’ più di quanto ritieni necessario. Al massimo i tuoi lettori leggeranno solo la prima parte e i titoli successivi. Quindi scrivili bene.

“Non essere pigro” si applica anche alla frequenza. Una pagina, un articolo, un post anche se scritto da Dio è una goccia nel mare del web. Quindi: datti da fare, insisti, presidia. Oltretutto, a furia di fare ricerche, documentarti, scrivere, pubblicare, rischi davvero di diventare un esperto di quell’argomento.

15. Considera tutto quello che ho scritto sul seo copywriting come niente di assoluto.

Te l’ho detto, non è una scienza ma non è neppure una religione o una filosofia, quindi non cercare guru del seo o sacerdoti del web. E, per quanto ti abbia disprezzato più volte, ti voglio premiare di essere arrivato fino a qui e ti risparmio i retorici “Content is the king” o “La qualità vince sempre”.

La verità è che, come sa ogni professionista del web onesto intellettualmente, qualunque cosa abbia funzionato fino a qui, potrebbe essere contraddetta dal prossimo aggiornamento di Google che penalizza ciò che fino a ieri era premiato.
Quando succederà e ti assicuro che succederà, cercati un’altra guida al seo copywriting. Magari scritta meglio.

miglior seo copywriter italianoLuca Bartoli
lucabartoli@gmail.com

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Seo specialist copywriter

Seo Specialist Copywriter: esiste davvero?

Scopri chi è il miglior professionista per l’ottimizzazione del tuo sito.

Immagina che il copywriter che scrive i testi del tuo sito e il seo specialist che lo ottimizzerà vadano d’accordo e lavorino in sinergia.
Sembra impossibile, vero?
Proprio così, a meno che non siano la stessa persona: il SEO specialist copywriter.

Se stai leggendo queste parole, significa che stavi cercando in Italia e/o in italiano un seo specialist copywriter, magari freelance… Innanzitutto complimenti, una ricerca così precisa non è da tutti: significa che sai esattamente quello che vuoi. Per mia esperienza, persone come te non vogliono perdere tempo, quindi eccoti subito la mia email:
lucabartoli@gmail.com per maggiori informazioni e preventivi.

Cosa può offrirti un seo specialist copywriter (o seo copywriter specialist)?

ottimizzazione seo specialist copywriter

Un seo specialist copywriter può offrirti esattamente quello che stai facendo tu.
Ma, la prossima volta, a ruoli invertiti.

Risposta un po’ criptica, lo ammetto. Giuro, tra pochissimo ti sarà più chiara, tanto se hai fretta la mia email te l’ho già data.
Riavvolgi la tua vita di un minuto o anche meno. Eri di fronte allo schermo (del tuo computer, del tuo smartphone o del tuo tablet) e hai fatto una ricerca, molto probabilmente su Google. Hai cliccato sul risultato che più ti incuriosiva, ti stuzzicava, ti sembrava il migliore per quello che stavi cercando o, semplicemente, sul primo che hai trovato e ora sei qui a leggere e a scoprire i miei servizi da seo copywriter specialist. Coincidenze? Io non credo.
Anzi, niente di meno casuale

La stessa cosa, grazie proprio a quegli stessi servizi da seo specialist copywriter, può accadere a te: un potenziale cliente che non ti conosce ancora, cerca qualcosa che tu offri, sotto forma di prodotto o servizio e clicca proprio sul tuo sito. Un sito pensato, studiato e ottimizzato per:

  • valorizzare proprio quella parola chiave che l’utente sta cercando, conquistando una posizione di prestigio sui motori di ricerca;
  • far capire al visitatore in un attimo che sta visitando proprio la pagina giusta;
  • offrirgli la possibilità di un contatto immediato, diretto, senza perdere tempo;
  • se non ha fretta incuriosirlo, spingerlo a leggere e informarsi ancora di più (proprio come stai facendo tu) e a scoprirti;
  • coinvolgerlo, giocare con lui, persino fargli leggere un punto quasi inutile come questo;

E se questo è quello che vuoi che accada per te, dopo averti appena dimostrato che funziona, persino con te che non sei certo l’ultimo arrivato, ti ricordo che hai già la mia email: lucabartoli@gmail.com

seo copywriter specialist

Perché il seo specialist copywriter è il miglior professionista per ottimizzare il tuo sito?

Per rispondere alla domanda, senza credere di aver scoperto la formula segreta dell’ottimizzazione, ovvero l’algoritmo di google (anche perché sarebbe un’illusione destinata a infrangersi al prossimo aggiornamento o magari prima) dai un occhio a quali sono i principali fattori che stabiliscono la posizione (ranking) di un sito o di una pagina tra i risultati, secondo i principali esperti di SEO del mondo.
algoritmo google seo specialist copywriterSe guardi bene il grafico e rifletti sul peso delle varie fette della torta, ti apparirà chiaro che:

  • essere “forte” sui social – decisamente più facili da gestire – non ti assicura di esserlo sui motori di ricerca (fetta ocra circa 5%) Inoltre, ti ricordo che Facebook e Google sono in lotta per la conquista del mondo, quindi gli aspetti social non è detto che continuino ad avere la stessa importanza per la grande G;
  • il traffico attuale ti assicura ben poco ed è minacciato dal miglioramento dell’ottimizzazione dei tuoi concorrenti (fetta grigia, circa il 6%);
  • devi scegliere con cura dove registri il tuo dominio (fette blu 23% e violetta 7%)
  • i soli testi ottimizzati sono necessari ma non sufficienti (fetta amaranto circa 15%);
  • il grosso di ciò che puoi fare è fuori dal sito (fette verde 20% e arancione 23%) ma da solo non arriva al 50%

Calcolando che, se hai già un sito online da tempo, è più lo sbattimento di cambiare hosting che il probabile vantaggio, che per i social probabilmente ti sei già organizzato e che stai ancora leggendo è evidente che quello che cerchi è qualcuno che possa agire, in modo sinergico, sia sulla tua ottimizzazione onpage, attraverso i testi (15%), sia su quella offpage (20% + 23%), facendo crescere il traffico da motori di ricerca (6%).

Ti do una buona notizia, non solo questo qualcuno esiste, ma è il seo specialist copywriter di cui parliamo dall’inizio e guarda caso hai già la sua, cioè la mia, email.

Come lavora e quanto costa un seo specialist copywriter freelance?ranking google seo specialist copywriter

Beh arrivato a questo punto è probabile tu te lo stia chiedendo.
Il fatto che abbia aggiunto “freelance” dovrebbe rasserenarti: un professionista così, costa meno di quanto immagini. Paghi la sua prestazione, il suo tempo, le sue conoscenze e le sue capacità, tutto al servizio dei tuoi risultati.
E proprio perché è freelance non paghi strutture, uffici, segretarie, auto aziendali, feste ecc.

Il suo lavoro (e i tuoi costi) si dividono in due categorie:

  • lavoro/costi una tantum iniziali per creare pagine con testi ottimizzati. La spesa dipende dalla lunghezza dei testi (in genere dalle 500 alle 1.000 parole) e dal numero di pagine;
  • lavoro per spingere il tuo sito per le parole chiave più strategiche. Si tratta di un lavoro impostato su base mensile, in cui mese per mese si vanno a misurare i miglioramenti raggiunti, si definisce insieme su quali keywords insistere, su quali “nuove” lavorare, quali lasciare, quali riprendere ecc. In questo caso il costo varia a seconda del numero di keywords su cui si vuole agire. Personalmente consiglio di scegliere un budget, sostenibile per almeno 6 mesi, quelli necessari ad avere risultati notevoli e stabili;

google seo specialist copywriter

Quali “vincoli” ci sono nel lavorare con un seo copywriter specialist?

Proprio nessuno. Quello di “almeno 6 mesi” è un consiglio, ma il rinnovo – dopo aver visto i risultati del mese precedente – non è automatico né obbligatorio. Si tratta di una partnership che va avanti solo e soltanto finché entrambi sono soddisfatti.

Questo tecnicamente significa che, al contrario delle agenzie seo che fatturano tutto all’inizio e al massimo ti “vengono incontro” con pagamenti rateali (dovuti, indipendentemente dal tuo essere soddisfatto), con un seo specialist copywiter freelance nulla è dovuto. Le fatture sono mensili e finché tu sei soddisfatto e le saldi, la collaborazione continua.

Niente male, vero?
Proprio quello che stavi cercando, come ti spiego da quando hai iniziato a leggere.

Vuoi maggiori informazioni, desideri un preventivo, vuoi vedere qualche esempio di case-history, magari nel tuo settore o in un settore a te prossimo?

Scrivimi pure a lucabartoli@gmail.com

Conclusioni:

Perché un seo specialist copywriter è meglio di un webwriter o di un copywriter?

Persino il miglior copywriter, non può offrirti quello che stai cercando se sei arrivato fin qui a leggere. A meno che se non conosca le logiche dei motori di ricerca e dell’ottimizzazione on page e quindi sia anche un seo copywriter.

Perché un seo specialist copywriter è meglio di un SEO copywriter?

Persino il “miglior seo copywriter” (googolalo pure per scoprire chi è) non può che limitarsi a quel 15% di ottimizzazione onpage. A meno che non sappia anche come muoversi all’esterno del tuo sito e quindi sia anche un seo specialist.

Perché un seo specialist copywriter è meglio di un semplice SEO SPECIALIST?

Al contrario, un seo specialist puro che non sia anche seo copywriter si limiterà a quel 42% di ottimizzazione che si può ottenere lavorando all’esterno del sito, dovendosi accontentare dei testi preesistenti e mancando di quella flessibilità nell’inserire e valorizzare nuove parole nel testo, laddove necessarie.

Ma perché è così difficile trovare un seo specialist copywriter?

La risposta è più semplice di quanto immagini. Come abbiamo visto in questa pagina, un seo specialist copywriter:

  • è prima di tutto un copywriter, quindi uno scrittore professionista con una particolare attitudine all’online;
  • conosce e mette in pratica le logiche dei motori di ricerca applicate alla scrittura (seo copywriting);
  • conosce e mette in pratica le logiche dell’ottimizzazione offpage, solitamente appannaggio dei seo specialist;

Diciamo che è abbastanza improbabile che qualcuno decida di dedicarsi a tutte e tre queste attività, contemporaneamente.
Meglio per me… e per te che mi hai trovato e sei arrivato fin qui a leggere.
Direi che è arrivato anche il momento di scrivermi: lucabartoli@gmail.com

Luca Bartoli
SEO specialist copywriter freelance

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